martedì 24 novembre 2009

29 Novembre 2009 - I Domenica di Avvento

La Parola di Dio ci dice: Vegliate: state svegli, state attenti, vigilate!
Cosa significa essere svegli? Pensiamo all'autista di un camion o di una macchina: un autista deve essere sempre sveglio per non incorrere in pericoli che sarebbero gravissimi.
Bene: anche noi dobbiano essere così attenti, così svegli, così vigilanti, perché viene il Signore.
Noi aspettiamo questa venuta. E poiché c'è sempre un'attesa e una preparazione prima di un incontro finale e decisivo, aspettare l'incontro definitivo con il Signore non deve essere causa di pensieri tristi, ma deve essere un pensiero di speranza, di gioia.
È bello pensare che al termine della nostra vita il Signore ci aspetta a braccia aperte. Noi sappiamo dove stiamo andando: non sappiamo quando, ma sappiamo dove: nella braccia del Padre nostro che è nei cieli. Questo ci commuove. Noi sappiamo che la nostra vita, a volte travagliata, a volte con prove e sofferenze, questa nostra vita avrà una conclusione felice. Sappiamo che il Signore ci attende per darci la vita che non avrà più fine, nella pace e nella gioia, nella pienezza del suo amore. Quando si sa perché si vive, vale la pena vivere e vivere nel modo migliore. La fede dà questo senso pieno all'esistenza, altrimenti saremmo tentati tante volte di disperazione. Questa attesa del Signore ringiovanisce la nostra vita, ci fa sentire come bambini che hanno tutto il loro futuro davanti. Per noi, anche a 80 anni e più, il futuro è avanti, la nostra piena realizzazione deve ancora arrivare. E se fisicamente sono calate le forze, ci è dato il tempo della vigilanza, della preghiera, della preparazione, dell'amore, in attesa dell'Incontro e dell'abbraccio con il Signore.
"State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso". Non serve consolarsi dicendo che nessuno sa quando sarà la fine del mondo. C'è una venuta, un ritorno di Cristo, che ha luogo nella vita di ogni persona, nel suo passaggio all'eternità. Per migliaia e migliaia di persone la fine del mondo è oggi. Oggi è l'incontro con il Signore. Oggi occorre essere pronti.
Ma Gesù è già presente tra di noi, nella sua comunità che è la Chiesa, nella Parola di Dio che leggiamo e accogliamo; è presente nell'Eucaristia. Lo accogliamo nelle nostre mani e nel nostro cuore: a volte lo prendiamo così veloci che quasi non ci accorgiamo che è il Signore.
Siamo invitati ad essere attenti e svegli perché Dio arriverà. Nello stesso tempo dobbiamo essere attenti perché Gesù è già presente in mezzo a noi: nella Parola, nei sacramenti, nelle persone, nei poveri.
Si tratta di essere attenti davanti alla presenza di Dio, di riconoscerlo. E tante volte Cristo Gesù si rende presente là dove noi non pensiamo.
Iniziamo l'Avvento. Imploriamo la venuta di Gesù, perché ci renda partecipi della grazia e della salvezza.
Come vivere questa implorazione e questa attesa nel mondo concreto di oggi? Ci aiuta in questa preghiera il testo del profeta Isaia che è un ripensare all'amore e alla paternità di Dio, che è un prendere coscienza dei nostri peccati e dei peccati dell'umanità, per gridare al Signore l'invocazione più profonda, più sincera, più accorata: Vieni a salvarci o Signore! Ne fa di peccati l'umanità di oggi? Basta guardarsi attorno o seguire i telegiornali! Ciascuno di noi ne fa di peccati? Basta essere sinceri. Non è buona cosa illudersi, pensare che non abbiamo peccati o sentirci abbastanza a posto. Ne è segno la confessione che facciamo di rado o con un esame di coscienza su poche cose, quasi con un confronto sulla mentalità mondana, anziché su tutti i dieci comandamenti e sul comandamento dell'amore: "Amerai Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso". Ne è segno a volte la superficialità con cui celebriamo l'Eucaristia o facciamo la comunione.
E' importante prendere coscienza di tutti i peccati nostri e dell'umanità, dei nostri peccati come umanità, non per abbatterci, ma per rivolgerci a chi ci può salvare, a chi ci può dare la forza di fare tutta la nostra parte, nel lottare contro il male e nell'intensificare il bene.
Se chiediamo aiuto per finta, è chiaro che non siamo convinti. Ma se siamo coscienti e sinceri, siamo come quelli che in certe situazioni stanno per essere sommersi dalle acque delle alluvioni e rischiano di morire. Questi non invocavano "venite a salvarci" per finta, ma con tutto se stessi, finché qualcuno con qualunque mezzo, anche l'elicottero, non arriva a portarli in salvo.
Il profeta dice: "Tu Signore sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro Salvatore. Perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore? Ritorna per amore dei tuoi servi. Se tu squarciassi i cieli e scendessi"!. Gesù lo ha fatto e lo fa: ha squarciato i cieli.
"Tu hai fato le cose più belle e più grandi, ma noi abbiamo peccato contro di te e siamo stati ribelli e ora ne sperimentiamo tutto il castigo e tutto il male che ci siamo dati da noi stessi.
Ma tu Signore sei nostro Padre, noi siamo argilla e tu Colui che dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani".
Allora "Fa splendere il tuo volto e salvaci, Signore. Mostraci la tua misericordia e donaci la tua salvezza".
C'è questa coscienza dei nostri peccati e dei peccati del mondo? C'è il grido sincero e accorato perché il Signore ci venga a salvare? Siamo pronti a fare la nostra parte in questa opera di salvezza? Abbiamo voglia di vivere così il Natale invocando la presenza di Gesù Cristo Figlio di Dio, Salvatore di questa nostra umanità, in tutte le sue disperazioni e malvagità?
Così possiamo credere e accogliere l'incarnazione di Gesù nella nostra storia attuale e in questa nostra storia vogliamo la presenza di Dio.


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