Giuseppe doveva farsi censire
insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo,
si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro
non c’era posto nell’alloggio (Lc
2,1-14).
Per
gran parte del mondo oggi è “Natale”: auguri, baci, abbracci, saluti, pranzi,
panettoni, regali, sorrisi. Bene! Ottima cosa se il Natale ci aiuta a far
festa, a sentirci più uniti, a volerci un po’ più di bene. Ma attenzione: noi
cattolici non dobbiamo perdere di vista il centro di questa festa. Che non ci
succeda di scambiare il Natale di Gesù con le luminarie cittadine, gli alberi
infiocchettati, le tavole imbandite, i regali, e via dicendo. Tutto questo è
contorno: è l’involucro esterno, il pacchettino, il nastro, il fiocco, il
biglietto d’auguri. Ma il “regalo” vero, il Natale, è un'altra cosa. Allora scartiamolo,
apriamolo questo regalo, guardiamo dentro, e facciamo in modo che oggi, 25 di
dicembre, sia il Natale di Gesù. Un evento formidabile.
Dio si è fatto uomo! L'Infinito,
l'Eterno, l'Onnipotente continua a preoccuparsi di noi, continua ad avere cura
di noi, ad avere misericordia di noi.
Dio l'infinto ci ama: è questa la
vera, grande notizia del Natale. Ci ama al punto da mandare suo Figlio in questo
mondo così duro, così ingrato, così sterile. Dio non ha avuto paura: ha gettato
il Figlio in mezzo a noi che non eravamo più figli; e continua a farlo ogni
anno, perché ci ama perdutamente; perché vuole darci a tutti i costi un cuore
nuovo, innamorato, un cuore di figli autentici.
Gesù è
la più grande dimostrazione d'amore che il Padre abbia mai donato al mondo. Per
questo il Natale è la festa dell'amore puro, profondo, dell’amore sincero e
gratuito.
Il
Natale è la più bella notizia che possiamo ancora raccontare a tutti gli uomini
tristi e frastornati di questo mondo.
Ce ne
rendiamo conto? Un’idea simile dovrebbe commuoverci, intenerirci, farci sentire
inondati di gioia! Dio, l'infinito, l’onnipotente, si è fatto uomo come noi, si
è legato in maniera irreversibile a noi per puro amore, per una sua
irresistibile esplosione di bontà: questo già da solo dovrebbe farci esplodere
di gioia, farci amare la vita, ricolmarci di ottimismo.
Nella notte
santa è impossibile non avvertire che qualcosa di immenso è accaduto nel mondo.
Un sole meraviglioso è penetrato nel nostro buio e l'ha illuminato e riscaldato
per sempre. Accorgiamoci di Gesù: accogliamolo nella nostra vita e lasciamo
continuare in noi quella novità e quella santità che con Lui è sbocciata a
Betlemme.
Quanta
pena c’è ancora nei cuori degli uomini! Quanta ricerca di felicità, quante
amarezze e quante sofferenze! Ebbene: noi tutti oggi sappiamo che la felicità
esiste, ed ha un suo punto di riferimento: Gesù di Betlemme, l'Emanuele.
Occorre allora
uscire dalla prigione del nostro egoismo, dalla freddezza dell'indifferenza.
Facciamoci piccoli e umili: andiamo a Betlemme, accogliamo Cristo l’Amore
assoluto, apriamogli il nostro cuore, riempiamoci d’amore per donarlo ai nostri
fratelli, per tendere la mano a chi ci sta accanto; rendiamo ospitale la nostra
casa, il nostro ambiente, il nostro lavoro, il nostro paese, la nostra città,
il nostro mondo. È soltanto attraverso l'amore concreto che potremo fare
esperienza di Dio. È soltanto in Lui che troveremo la pace che ci manca.
Sono
quattro le parole che puntualmente la liturgia ci propone nelle messe di Natale
e del periodo natalizio: luce, gioia, bontà, pace. Esse riassumono le
caratteristiche di Gesù, il dono di Dio unico e irripetibile. Esse sintetizzano
ciò che noi tutti, uomini e donne, desideriamo.
Si dice
che il Natale è bello come un sogno. È vero. Ognuno di noi infatti sogna luce,
gioia, bontà, pace. Un clima “da sogno” che questa festa riesce ogni anno a
creare in noi con la riscoperta e la vicinanza della famiglia, degli amici, dei
lontani, di quanti si trovano in situazioni di angoscia e di dolore...
Lasciamoci
prendere, fratelli, da questo sogno! È Dio che in Gesù vuole farci sognare una
vita simile; una vita come lui l'ha pensata e come noi la desideriamo.
Lasciamoci penetrare da questo sogno sempre più in profondità, in modo che
diventi desiderio, progetto, impegno concreto, realtà viva.
In che
modo? Lo dice Gesù: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Avete ricevuto da Dio luce, gioia, bontà, pace? Donate a tutti, il più
possibile, luce, gioia, bontà, pace.
Non
viviamo nella insoddisfazione, non lamentiamoci continuamente: il nostro
compito non è il lamento, ma la testimonianza di una vita carica di questi
doni.
Sentiamo
dire spesso: “Non ci sono più i valori di una volta! Non c'è più
cristianesimo”. Ebbene, che aspettiamo? Mettiamoceli noi questi valori!
Mettiamocelo noi il cristianesimo vero! Questo è il nostro compito! Questa è la
nostra festa di Natale: riconoscere Gesù negli altri e donar loro quell’amore
che Lui si aspetta da noi.
Una
storiellina al riguardo.
In una gelida
notte d’inverno, durante una tormenta di neve, un poveretto bussò alla porta di
una chiesa, chiedendo di poter entrare per ripararsi. Il prete all’inizio non
voleva farlo entrare, ma visto che quel poveraccio era proprio congelato, lo
fece entrare nel tempio: “Solo per questa notte!”, disse; e si ritirò nel caldo
della sua camera.
Nel
cuore della notte il sacerdote fu svegliato da un forte scoppiettio: scese dal
letto e corse a vedere. Rimase costernato: il poveraccio, per riscaldarsi,
stava bruciando la grande statua in legno del Cristo. Il sacerdote andò su
tutte le furie: “Ma cos'hai fatto? Quella era la statua di Gesù!”. Ormai,
purtroppo, il danno era fatto... Comunque prese l'uomo e lo cacciò fuori al
freddo polare. Tornò a letto con una rabbia tremenda in corpo: “Guarda te, uno fa
il bene e poi ottiene questo!”. Finché dormiva gli apparve Gesù. Era molto
arrabbiato. “Hai ragione Gesù ad essere arrabbiato per quanto è successo!” disse
il sacerdote; “non l’avrei mai pensato!”. E Gesù: “Non sono arrabbiato per
questo; sono arrabbiato perché hai dato più valore ad un pezzo di legno piuttosto
che a me. Quell’uomo ero io!”.
Ai nostri giorni, purtroppo, nonostante la buona
volontà, è difficile cogliere il vero senso del Natale: troppi sono i problemi che
affliggono le nostre famiglie e l'intera società: miseria, malattie, guerre, odio,
terrorismo; i poveri che diventano sempre più poveri, i ricchi che diventano
sempre più ricchi...
Una grande realtà, in ogni caso, si impone oggi alla
nostra attenzione: che se Dio rinnova anche quest’anno il suo Natale per noi, vuol
dire che non si è ancora stancato di amarci, di darci fiducia, di offrirci il
suo perdono e la sua pace, di farci dono della sua misericordiosa salvezza!
Vuol dire che ai nostri giorni Dio non si è ancora stancato
di bussare alla porta del nostro cuore e di attendere la nostra adesione, la
nostra accoglienza sincera e definitiva. Egli vuole ancora incarnarsi nei
nostri cuori e nella nostra società, dove i suoi valori sembrano irrimediabilmente
cancellati, i sentimenti più nobili irrisi e calpestati, dove l'uomo uccide spavaldamente
il fratello, dove la vendetta abbruttisce i cuori, dove abusi di ogni genere vengono
perpetrati sui deboli, sulle donne, sui minori, dove la droga continua a diffondere
i paradisi artificiali della morte...
Oggi però, come ci dice Paolo, in tutto il mondo “è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di
salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2,11). Ebbene: il mistero dell'Amore di
Dio è in quel Bambino che vediamo nel presepe! Sia questo l'augurio che
vicendevolmente ci scambiamo in questo giorno di luce, un augurio colmo di
speranza e di gioia per una vita nuova, in cui ogni rancore e odio vengano spenti dalla pace del
Bambino di Betlemme!
Buon Natale! Amen.