giovedì 18 maggio 2023

21 Maggio 2023 – ASCENSIONE DEL SIGNORE


Mt 28,16-20
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 Il vangelo di oggi offre alla nostra meditazione le ultime raccomandazioni di Gesù, prima del suo commiato definitivo da questa terra. Egli se ne va e lascia ai discepoli, i più stretti collaboratori, il suo testamento spirituale, le sue parole più preziose.
Parole solenni, importanti, che rimarranno per sempre a conforto e guida anche di quanti nei secoli vorranno mettersi al suo servizio. A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”. Con queste parole, Gesù mette in chiaro le sue credenziali: dice chi è, quali sono i suoi poteri, quale il suo campo d’azione: Egli se ne va, ma continua a rimanere il Signore della storia, ad avere il potere assoluto sulle cose, sugli eventi, su ogni uomo. Egli è la salvezza per tutti gli uomini, nessuno escluso: è e sarà sempre di tutti, per tutti: Padre misericordioso, ma anche giudice giusto e imparziale.
Oggi, Gesù dunque sale al cielo, e lascia gli Apostoli sulla terra. Prima era Lui che si occupava di annunciare la buona Parola, il messaggio del suo Vangelo; ora lui non c'è più; è rimasta la Chiesa, ci siamo noi. Siamo noi i nuovi responsabili. Da questo momento in poi, non possiamo lasciare più nulla al caso; la nostra vita non può più essere la stessa; dobbiamo diventare “spirituali” e insieme “materiali”, dobbiamo cioè vivere nella contemplazione di Dio, nella preghiera, nella meditazione, prenderci cura dei fratelli, trasmettere loro i suoi insegnamenti, accoglierli col battesimo nella sua Chiesa, e allo stesso tempo occuparci concretamente delle loro esigenze materiali.
Sappiamo bene che il mondo è molto più soddisfatto quando vede che ce ne stiamo per conto nostro, rinchiusi nelle nostre Chiese, impegnati nelle nostre preghiere, nelle nostre liturgie: l’importante per lui è che ce ne stiamo lì, buoni, che non pretendiamo di immischiarci nei “suoi” problemi, nei suoi affari, nei suoi equilibrismi; non sopporta cioè che la Chiesa si impicci di politiche sociali, di tipologie di “famiglie”, di unioni omosessuali, di trasformazioni genetiche, di sfruttamento dei minori, di malcostume imperante. Solo in questo modo possiamo venir tollerati dai potenti della terra, da chi domina finanziariamente il mondo.
Ma Gesù non vuole dei fantocci, non vuole che stiamo zitti: vuole che ci comportiamo come Lui: la sua voce di condanna si è sempre espressa chiaramente contro ogni sopruso, contro ogni male, e questo deve essere anche il nostro unico criterio di azione, perché siamo noi i Gesù di oggi, i “messia” di questo nostro tempo: non dimentichiamolo mai!
Lui non c'è più, è vero, ma al suo posto ci siamo noi; noi, scelti a mandati in questo mondo per trasmettere il suo Vangelo, per illustrare a tutti, con la nostra vita, la bontà del suo messaggio.
Questa è la nostra missione di cristiani: questa è la volontà di Gesù, espressa chiaramente prima di partire: se non ci sta bene, se non ci interessa, se non proviamo alcun entusiasmo, smettiamo di definirci cristiani, di farci passare per “discepoli del Maestro”: smettiamo di ingannare noi stessi e gli altri, ricordandoci però che lontani da Lui, siamo soltanto delle nullità, dei falliti, siamo una sua immagine sbiadita, completamente disallineati dal suo Spirito.
Tradiamo in pieno il suo importante messaggio: “Apritevi, Andate, Fate discepoli, battezzate!”.
Una fede chiusa, circoscritta, è infatti una fede morta. La vera fede, al contrario, è aperta, dinamica, in continua crescita, in costante progressione e affermazione.
La fede della Chiesa non può sopravvivere vivendo da sola, alimentandosi della sua storia, immergendosi soltanto nel suo vissuto secolare: il vangelo, la tradizione, il magistero, che costituiscono la sua spina dorsale, devono rimanere sempre il suo motore trainante, la forza che la spinge in avanti, a conquistare, a farsi conoscere dal mondo. Perché la vera Chiesa di Cristo, per dare copiosi frutti spirituali, oltre che “cristiana”, legata cioè indissolubilmente a Cristo, deve essere soprattutto “cattolica”, cioè universale, deve aprirsi a tutti gli uomini, al mondo intero, senza mai perdere la sua brillantezza, la sua originalità, la sua fedeltà.
Noi chiesa, nei confronti di chi è lontano per errore o per scelta, dobbiamo essere i maestri autentici, i trascinatori, quelli che si sentono incaricati ufficialmente da Cristo di rappresentarlo, di combattere per Lui, per trasmettere quanto Lui ci ha comandato.
Purtroppo, abbiamo un nemico sempre pronto a debilitarci: con il passare del tempo, come tutte le cose, anche il nostro entusiasmo, la nostra fede ardente, sono destinati a mutare, ad affievolirsi, deteriorarsi, per poi scomparire: anche se all’esterno tutto può sembrare identico, immobile, invariato, nella realtà, nel profondo, tutto cambia: anche la nostra risposta alla chiamata di Dio, anche il nostro rapporto d’amore con Lui. Ecco perché dobbiamo avere la costanza di alimentare continuamente la nostra fede, ecco perché dobbiamo averne la massima cura: se non la custodiamo gelosamente, se non l’approfondiamo, se non la purifichiamo, se non la difendiamo da ogni attacco del mondo contro la sua originale purezza e integrità, col tempo anch’essa si ammutolirà, perderà ogni fascino, e alla fine la perderemo inesorabilmente.
Di fronte alle nuove sfide innovative che si materializzano continuamente, alle nuove battaglie culturali e religiose, di fronte ai tanti virus letali delle false ideologie che quotidianamente si impongono, la nostra fede, la fede della Chiesa, deve essere sempre vigorosa, pronta a combattere, a difendere la sua indipendenza, la sua originalità, la sua divinità.
Non dobbiamo pensare che questa sia una possibilità molto remota: è infatti evidente a tutti che anche nella nostra cattolicissima Italia, l’autentica fede cristiana è ormai disorientata, allo sbando: debilitata, trascurata, fagocitata dalle subdole ideologie imperanti, ha smarrito il suo entusiasmo vincente, ogni sua vitalità appassionante, coinvolgente.
Sarebbe ingeneroso scaricare come al solito l’intera responsabilità di tale situazione sui preti, sulla Chiesa, sul magistero: la colpa principale, questa volta, è soprattutto nostra, di noi cristiani, tiepidi, indifferenti, senza orgoglio; cristiani completamente apatici, senza stimoli religiosi; cristiani che ambiscono magari di “esibirsi” in particolari ambiti clericali per proprio insensato prestigio, piuttosto che offrire umilmente a Dio un valido e decoroso servizio alla sua Chiesa.
Grazie a Dio, in questo triste disorientamento, Cristo continuerà a rimanere sempre l’unico vincente, continuerà ad essere per noi, per la chiesa intera, l’instancabile Paraclito, il solerte e infallibile Avvocato: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Ecco: questa certezza che Dio è sempre con noi - ieri, oggi, domani - è la nostra polizza di assicurazione sulla vita: è quel “vento” salutare dello Spirito, che soffiando su di noi ridà energia e vigore al fuoco languente della nostra fede. Amen.

 

  

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