giovedì 10 dicembre 2015

13 Dicembre 2015 – III Domenica di Avvento

«Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,10-18).

Giovanni Battista fu il più grande profeta del suo tempo. La sua predicazione era esigente e dura, senza compromessi, e in sostanza affermava: “Dio sta per venire, state attenti!. Se non fate frutti di conversione, se non vi pentite, se non cambiate, non avete scampo”. Il Dio del Battista era pertanto un Dio severo, un Dio che incuteva timore: “Se non siete a posto, sarete condannati”. Parole che imponevano un esame profondo della propria vita e un conseguente cambiamento di rotta, una sincera conversione mediante il battesimo nelle acque del Giordano.
Ebbene: il vangelo di oggi ci presenta un piccolo spaccato dell'ambiente: di quello che succedeva intorno al Battista, di quello che la gente voleva sapere da lui, delle domande più frequenti che gli venivano rivolte; domande che lasciavano trasparire la volontà di cambiare vita: “Che cosa debbo fare?”. È la prima domanda spontanea che uno in difficoltà pone a colui che ritiene in grado di potergli dare una risposta valida e pertinente. E Giovanni lo era in tutti i sensi.
Troppo spesso però, soprattutto ai nostri giorni, la stessa domanda viene posta a personaggi di tutt'altro genere, personaggi scadenti che si auto propongono falsamente come “ispirati”, personaggi che in realtà sono dei ciarlatani, degli approfittatori: “Cosa devo fare?”. È gente che cerca una soluzione al loro problema; che chiede di entrare a far parte magari di un certo rinomato gruppo di spiritualità, pensando di trovare l'aiuto di cui ha bisogno; gente che cerca nella loro vita una nuova via da percorrere, un nuovo metodo, magari di meditazione, di silenzio, di preghiera, per poter risolvere ciò che non va in loro, che sciolga i loro legami col male.
Ovviamente le soluzioni prospettate da questi venditori di fumo - spesso appartenenti purtroppo anche al clero e alla gerarchia ecclesiastica, nullità camuffate in ascetici e pii predicatori, preoccupati però solo di promuovere il loro apparire sui media - si rivelano inadatte a risolvere gli scompensi individuali e profondi dell’animo umano.
Eppure, cosa non si inventa oggi la gente per cercare, per trovare, per correre da simili personaggi! Del resto è una legge del mercato: la domanda intensifica l’offerta; per cui in giro oggi ne abbiamo per tutti i gusti: personaggi che si dicono inviati direttamente da Dio, che si credono dotati di poteri divini, extrasensoriali, paranormali o speciali. E poiché la pressione della sofferenza è molto intensa, e il desiderio di sollievo è altrettanto forte, ognuno può liberamente accedere alla cura più congeniale.
Oggi, abbiamo la “pillola” miracolosa per tutto: per dimagrire, per far bene l’amore, per essere felici, per non essere tristi. 
Ci illudiamo che sia sufficiente una semplice pillola per star bene, per essere sereni, per stare in pace con la propria anima; ci illudiamo di poter comprare facilmente, a basso costo, tutto ciò di cui abbiamo bisogno: felicità, amore, comprensione, fiducia. 
Ci illudiamo cioè che in commercio ci sia un qualcosa di magico che risolva i nostri problemi... ma è solo illusione, cruda e sterile illusione.
Attorno a noi prospera purtroppo un florido commercio religioso: un supermercato del sacro in grado di esaudire qualunque fantasia: c’è il sito internet in cui possiamo prenotare (ovviamente con offerta a pagamento) la messa, il rosario, le preghiere per le nostre necessità, per tutte le “nostre intenzioni”; c'è il tour operator che organizza, ovviamente a pagamento, pellegrinaggi con incontri personalizzati con i santoni del momento, c'è il guru di turno pronto a soddisfare ogni nostra curiosità sulla vita da noi vissuta prima di questa attuale; c’è il mago infallibile che ci mette in contatto con i nostri “morti”; c’è poi il santone, in contatto diretto con Padre Pio, che guarisce a distanza qualunque nostra malattia, sia spirituale che fisica, tramite versamento di un'offerta a mezzo “bollettino postale”; c'è il gruppo carismatico pseudo religioso che ci accoglie a braccia aperte, promettendoci felicità e benessere spirituale, effettuando donazioni alla loro chiesa; c’è infine la folla oceanica di indovini, fattucchieri,  che vendono i numeri vincenti del lotto, che ci predicono il futuro, che ci fanno incontrare l'anima gemella, l’amore della nostra vita, e via dicendo. 
In realtà, se viviamo dando retta all’imbonitore di turno, rischiamo veramente grosso; e non ci vuole molto a capirlo, basta guardare al nostro stile alienante di vita, alle quotidiane tragedie familiari, alle notizie drammatiche dei telegiornali !
Purtroppo persone confuse, disorientate, deboli, fragili ce se sono ancora troppe nella nostra società del benessere e dell’autogestione; persone che continuano sinceramente a chiedere a destra e a sinistra: “Che cosa devo fare?”
Beh, a tutti piacerebbe che ci fosse una pillola che risolve magicamente le nostre depressioni, ma non c’è. A tutti piacerebbe che ci fosse una sola breve preghiera, universale e potente, per ottenere l'illuminazione della nostra mente ogni volta che ne abbiamo bisogno! Ma non c’è. I ritrovati magici appartengono solo a quelle persone che credono di aver le risposte giuste per tutti e tutto! Ma ciò è impossibile!
Giovanni Battista, infatti, non offre soluzioni. Le sue sono risposte pratiche, sono cose concrete da fare, che poi in definitiva hanno tutte un comune denominatore: Giovanni non dice: “Fai questo o fai quello”; ma: “Guarda dentro alla tua vita. È lì che devi trovare ciò che è bene per te, ciò di cui hai bisogno”.

“Cosa dobbiamo dunque fare?”: nulla di sovrumano. Tutto dipende da chi siamo noi, da cosa abbiamo dentro, da cosa viviamo nel nostro cuore, nella nostra anima. Dobbiamo fare cioè quello che realmente è bene per la nostra vita; dobbiamo agire sulla nostra vita, umilmente e in silenzio: non c’è bisogno di compiere azioni sensazionali, straordinarie, davanti a tutti. Dobbiamo solo cercare di cambiare praticamente la nostra vita, di diventare migliori, più profondi, più capaci di fede, di dare fiducia e di esserne degni, più capaci cioè d’amare, più capaci d’ascolto e di vita: non dobbiamo fare necessariamente la nostra “buona azione quotidiana”: non serve a nulla.
Guardiamo seriamente nel profondo della nostra anima. Parliamo con noi stessi e con Dio. Facciamo trenta minuti di silenzio assoluto davanti al Tabernacolo. Soprattutto siamo onesti nel nostro esame personale; accorgiamoci della nostra invidia, della nostra superbia, del nostro egoismo, e riconosciamoli; tiriamo fuori gli scheletri nascosti dentro di noi, ecc.
Alla gente in pratica Giovanni diceva: “Ti accorgi che nel tuo fratello, nel tuo amico, nel tuo famigliare qualcosa non va? È qui che devi agire. Ti accorgi di essere diventato scontroso, irritabile, intrattabile con i tuoi cari, in famiglia, al lavoro? È qui che devi agire. Non dai più il meglio di te stesso perché ti senti insoddisfatto, perché pensi di essere discriminato, sottovalutato, di non essere considerato come vorresti? È qui che devi agire”. Dobbiamo cioè lavorare e agire dove c’è il problema, non altrove!
Vanno infatti da Giovanni i pubblicani, gente che trafficava con i soldi, che poteva rubare, intascare molto e bene: “Che dobbiamo fare? Dobbiamo fare un’offerta particolare? Dobbiamo ritirarci e diventare monaci?”. “No; visto però che voi trafficate con i soldi, siate leali, siate onesti; non fate gli strozzini e gli usurai. Non vendete per i soldi la vostra anima, i vostri cari, le vostre amicizie, i vostri rapporti o ciò che avete di più caro. È dentro la vostra vita che dovete cambiare, è qui che dovete agire”.
Vanno i militari, gente senza scrupoli, gente che con la forza otteneva ciò che voleva: “E noi che dobbiamo fare?”. E Giovanni: “Non abusate del vostro potere, della vostra forza e del vostro ruolo. Non estorcete a nessuno, non cercate di ottenere mai niente con la violenza”.
Purtroppo invece quanti di noi si comportano come dei "militari": genitori che impongono ai figli un regime severo, rigoroso, senza gioia né giocosità; mariti che si comportano militarmente con le loro mogli: le controllano, le vogliono sempre disponibili, ai loro comandi, ubbidienti, sottomesse; preti che sembrano dei dittatori; sono dispotici, severi e onnipotenti. Non apprezzano alcuna collaborazione.
Purtroppo nelle nostre case, nei luoghi pubblici e privati, addirittura nelle parrocchie, esistono spesso violenza psicologica, mobbing, pressioni di ogni tipo, ricatti. È ancora qui che dobbiamo agire. 
È chiaro che è molto più semplice, per Natale, fare il presepio e andare alla messa di mezzanotte. È chiaro che è molto più semplice fare dei buoni pensieri sulla pace nel mondo, desiderare che tutti siano felici, ma non è questo il Natale che dobbiamo preparare. Natale è fare ciò che dobbiamo fare e non dell’altro.
Il contadino che nel cortile separa il frumento dalla pula (che verrà bruciata) è un’immagine che incute ansia, paura e timore. Noi non dobbiamo avere paura di Dio. Ma dobbiamo sapere, però, che siamo noi stessi a tirare le conseguenze delle nostre azioni. Dio non ci punisce mai; siamo noi che ci creiamo i nostri inferni, come conseguenza di ciò che facciamo. Dio non punisce mai nessuno; siamo noi che ci puniamo da soli con certi modi di vivere.
Il Battista battezzava con acqua: era il desiderio della gente di cambiare vita. Il vero battesimo, però, è quello di fuoco. Il vero battesimo, quello del Cristo, della Vita vera, non è altro che conquistare la propria anima, la propria parte divina, spirituale. È un battesimo di fuoco perché riscalda la vita, le dà passione, energia; è la forza per andare avanti. È un battesimo di fuoco perché illumina il nostro mondo interiore; ci fa vedere e ci fa capire. È un battesimo di fuoco perché brucia le illusioni che ci siamo costruito, perché ci fa vedere ciò che siamo realmente: cioè niente!.
Il nostro battesimo di fuoco, allora, è portare alla luce, far nascere, la forza che ci abita dentro, la vita grande e piena che ci scorre nelle vene, il Dio che dorme e che aspetta di essere risvegliato per diventare il Signore della nostra vita.
Nell’acqua siamo nati ma è solo nel fuoco che cresceremo. E questo, per il vangelo, è rinascereAmen.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto stimolante! Grazie!