giovedì 26 marzo 2015

29 Marzo 2015 – Domenica delle Palme

«Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire…» (Mc 14,1-15,47).
La Passione di Gesù è la storia di un uomo perdutamente innamorato di Dio. Questo suo amore e la fedeltà a quest'amore lo portarono fino alla conseguenza estrema della morte. Possiamo capire ciò che accadde, solo rifacendoci alla “passione” che quest'uomo ebbe per le persone, per chi era lebbroso, per le donne, per gli ultimi, per tutto ciò che era piccolo, insignificante e rigettato dagli uomini.
Gesù era innamorato dell'uomo, perché in lui vi trovava una ricchezza enorme: Dio. Questo amore e questa passione li ritroviamo nell'animo poetico di Gesù quando dice le Beatitudini; è lo stupore che prova di fronte agli uccelli del cielo o ai gigli del campo; è la misericordia che prova di fronte agli uomini malati; è la tenerezza che sente di fronte alle madri o ai padri che hanno perso i loro figli; è l'ardore con cui si scaglia contro i farisei e gli scribi ipocriti; è la violenza con cui scaccia i venditori dal tempio di Gerusalemme.
Nel racconto della Passione questo amore e questa passione sono la forza, la scelta di percorrere fino in fondo il suo cammino nella fedeltà al suo cuore, alla sua anima e al suo Dio. Ciò che qui Gesù compie non è nient'altro che la continuazione estrema di tutta la sua vita.
Tutta la sua vita è stata vissuta con passione, con intensità, bruciando, amando, piangendo, commovendosi, non passando mai, vicino a qualcosa, dimostrando indifferenza, ma infuocato sempre o d'amore o di sdegno. Una vita vibrante, appassionata, ricca di tutti i sentimenti che un uomo può provare. Gesù pensa: “Ciò che vivo, ciò che sento, i miracoli e soprattutto mio Padre non mi hanno mai abbandonato e tradito. Io mi sono fidato e loro mi hanno accompagnato fin qui. Perché non dovrei fidarmi proprio ora? Se mio Padre non mi ha mai tradito, perché dovrebbe farlo proprio adesso? Sono stato condotto per tutta la vita da una Voce che mi diceva: “Tu sei il Figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto”. Sono stato accompagnato per tutta la vita da una Mano che mi ha indicato la strada e che mi ha condotto con amore. Sono stato condotto dalla mia coscienza a mettere in discussione tante norme, tante leggi e usi consolidati per secoli, preso per eretico e per pazzo. Sono stato spinto a fidarmi di ciò che sentivo, a non aver paura di chiamare Dio con il nome di “Padre”, a credere nella forza che c'era in me, a credere nella forza degli uomini. Sembrava incredibile, ma non lo era; sembrava impossibile e, invece, si è verificato. Mi sono fidato e la Vita mi ha condotto. Sono stato fedele a questa Voce e lei è stata fedele a me. Non mi ha mai tradito. In tutti questi momenti sembrava di essere di fronte a qualcosa d'impossibile. Ma io le ho creduto e lei mi ha dato ragione. Adesso mi trovo di fronte a qualcosa di incomprensibile, di inspiegabile, di non ragionevole, di atroce. Non capisco, ma mi fido. Dio non mi ha mai tradito. E, se è Dio, non lo farà neppure ora”.
Così Gesù rimane fedele alla sua vita, al suo amore per l'uomo e per tutto ciò che vive, e soprattutto alla sua unica e vera passione: Dio. E quando tutto sembrò finire, concludersi; quando tutto sembrò chiudersi Dio non lo tradì. La Passione è la storia di quest'uomo fedele a se stesso e al proprio profondo, innamorato di questo Dio che non lo lasciò, ma che confermò con la resurrezione che tutto ciò che Gesù viveva era “Dio”.
In Gesù possiamo anche noi acquisire la forza per compiere il nostro viaggio, fino in fondo, e per vivere con passione la nostra vita.
Analizziamo alcuni personaggi e alcuni momenti della Passione di Gesù: rispecchiamoci in essi per capire come noi viviamo nella vita di ogni giorno, con quali atteggiamenti, con quale fiducia o paura. In essi possiamo rivederci e ritrovarci, e comprendere meglio, più in profondità, la nostra vita.

1) I Sacerdoti e gli scribi tentano di uccidere Gesù, ma la cosa deve rimanere riservata, segreta, non deve trapelare in pubblico, il loro complotto deve rimanere un affare privato. Fin dall’inizio del mondo, il male ama l'inganno, il nascondersi, il camuffarsi; si insinua pericolosamente nella vita delle persone, e queste non se ne accorgono; manipola le notizie, gestisce le informazioni, falsifica la realtà e ben pochi se ne accorgono.
Il Figlio di Dio è stato condannato e ucciso come un impostore, tutto è stato costruito anche per lui sulla falsità, sull’imbroglio, sull’indifferenza generale. Il mondo purtroppo è succube del male, ne è dominato: ma non sono le armi, le guerre che lo sovrastano, ma è l'odio, l'angoscia, la paura, la disperazione che ogni uomo porta dentro di sé, nel suo cuore: siamo noi, in casa nostra, nel nostro animo, che fomentiamo le guerre mondiali, che alimentiamo l’odio universale. Dobbiamo rendercene conto e darci subito da fare: ovviamente non riusciremo mai da soli a cambiare il mondo, ma sicuramente riusciremo a cambiare noi stessi, il nostro piccolo mondo, poiché il vero e unico territorio su cui siamo sovrani indiscussi è il nostro cuore; solo lì potremo decidere se fare della nostra vita un campo di battaglia o un’oasi di pace.
E se in certi momenti saremo presi dallo sconforto poiché l’impresa ci sembrerà irrealizzabile, abbiamo pur sempre alla nostra portata un’alternativa valida e immediata: amare, amare, semplicemente amare; stare vicini a chi sta peggio di noi, a chi più di noi ha bisogno di conforto e comprensione: in una parola possiamo sempre essere presenti e determinanti nel mondo, con il nostro amore, offerto discretamente, nel silenzio, nell’umiltà. Perché è col donare un amore generoso, spassionato, sincero, fraterno, che noi esercitiamo il nostro potere: l’unico potere vero, autentico, totale, che nessuno al mondo potrà mai toglierci o limitarci.

2) Giuda: “L'illusione del denaro”. Com'è stato possibile che uno di quelli che seguivano, che amavano Gesù, lo abbia tradito? Com'è stato possibile che uno di quelli che per Lui avevano lasciato tutto lo abbia consegnato ai nemici? Rimane un mistero. Marco fa un accenno al denaro. Cosa non si fa per denaro? Chi non si vende per denaro? Per il denaro si vende ciò che si ha di più prezioso, di più caro, di più importante: il proprio cuore, la propria anima, l'affetto e il proprio tempo. E quando noi abbiamo perso tutto questo per il denaro, cosa ci rimane? Chi insegue il denaro finisce come Giuda, che disperato s'impicca. Il denaro è un'illusione affascinante che ti conduce alla disperazione quando ti accorgi che, credendo di aver tutto, di poter tutto, in realtà, non hai niente, non hai amato, non hai vissuto, hai solo inseguito un'illusione, un'apparenza e un sogno. È la morte.

3) L’ultima cena: il sinedrio ha già deciso di condannarlo; Gesù, come ogni buon ebreo, ogni anno celebra la Pasqua. Tutto si svolge secondo lo schema solito, rituale. Da tanti anni, fin da quando erano bambini i Dodici avevano celebrato così la Pasqua, il passaggio del Mar Rosso, la liberazione dalla schiavitù. Ma adesso Gesù aggiunge alla preghiera due frasi: “Prendete questo è il mio corpo” e “questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti”.
Con l'immagine del pane e del vino, Gesù fa della sua vita un dono. Gesù dice: “Sì, sono io quel pane che viene spezzato. Sì, sono io quel vino che viene versato. La mia fedeltà mi sta portando verso quest'estrema conseguenza della mia vita. Desidero che dal mio morire, dal mio andare fino in fondo, altri gustino la vita. Desidero che la passione della mia vita, il mio vibrare e il mio sangue siano ebbrezza, gusto, fuoco per altre persone. Vorrei essere per tutti voi un po' di pane e un po' di vino. Vorrei che la mia vita, che sta per finire, diventasse per voi e per il mondo alimento, vita, sapore, gusto, senso e felicità”. Con queste parole Gesù affronta la sua sofferenza. Non gli sarà tolta: niente esternamente cambierà. Ma tutto sarà diverso, perché adesso ciò che sta per accadere ha un senso. “Anche se perdi la vita non morirai. La tua morte produrrà nuova vita”. Cosa poteva donarci di più Gesù? Gesù non ci ha donato solo delle belle parole, dei bei miracoli, dei bei discorsi. Ci ha donato tutto se stesso. Questo è il vertice della vita. “Non ti dono la mia intelligenza, la mia simpatia, i miei soldi, il mio fascino, ti do, ti dono, tutto me stesso”. L'amore è donarsi. In ogni eucaristia noi celebriamo questo: un amore donato.

4) Il Getsemani: “Ho paura di morire e di morire da solo”.
Gesù avrebbe potuto fuggire, ma decide di andare fino in fondo alla sua missione. E si ritira per parlare con il Padre: Egli è terribilmente angosciato di fronte a ciò che sta per accadere: è l'angoscia di fallire, di sentirsi tradito, di finire la vita in un supplizio che gli si prospetta terribile: la croce! In questo momento sente tutta la sua solitudine. Nessuno dei suoi amici, neanche i più intimi, Pietro, Giacomo e Giovanni, riescono a stargli vicino. Dormono. Non capiscono, non colgono la profondità, il dramma, cosa ci sia in questione. Vivono nella superficie, non si accorgono di ciò che sta accadendo. Sono addormentati, anestetizzati, sono così presi dalle loro cose e da tanto altro che non “vedono” la tragedia che si sta per compiere.
Gesù si accorge che non può contare su nessuno. È solo. Tutti lo hanno abbandonato o dormono. Nessuno gli è vicino; nessuno lo comprende; nessuno lo consola. Eppure Gesù ha fiducia in loro.
L'uomo, nel profondo, è buono; l'uomo nel profondo ama la verità, la libertà, la vita. E se può vincere le sue paure, la sua angoscia, potrà vivere senza tradire la sua vita. Gesù “vede” tutto questo: ora lo tradiscono, è vero, ma lui vede più in profondità: e per questo, nonostante tutto, confida in essi!

5) Il tradimento di Pietro: egli è la roccia; è l'uomo che ostenta sicurezza: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”. È l'uomo istintivo, d'azione, un uomo che, dice lui, non ha paura. Egli rappresenta la banalità con cui la gente si conosce, un idealismo e una superficialità che si dissolve di fronte alla vita. Finché le cose vanno bene, sono facili, allora è semplice seguire Gesù. Ma quando c'è da mettersi in gioco, da mettere in gioco quello che si è, da cambiare, da convertirsi, da trasformarsi, quando c'è il pericolo delle proprie scelte, allora tutti possiamo agire come Pietro: rinnegare la verità, far finta di niente, tradire la propria strada. Quante volte imprechiamo, spergiuriamo, quante volte ci difendiamo con tutte le forze e ci ribelliamo, quando seguire Gesù è pericoloso, è compromettente, doloroso, controcorrente,! Quando Gesù ci chiama a testimoniare di persona, con la nostra vita, allora com'è facile tirarci indietro!

6) La crocifissione e la morte. “Guardare la croce per capire”.
Qual'é il senso della croce, della crocefissione e della morte di Gesù? Dio viene appeso ad una croce. Con Gesù muoiono tutte le speranze di chi aveva lottato con lui, di chi aveva coltivato il desiderio e l'attesa di qualcosa di nuovo, di diverso, di vero, per lui e per questo mondo.
Cosa si può provare nel vedere chi si ama appeso ad una croce?
La croce è l'abbandono totale di Gesù nelle mani del Padre e della vita. È lo scontro fra due religioni: quella di Gesù e quella degli ebrei. La religione dei farisei e degli scribi è la religione della forma, della maschera. Qui contano i grandi numeri, l'istituzione, l'ordinamento e l'obbedienza. Non importa se le leggi distruggono le persone o le appesantiscono di sensi di colpa o di fardelli insopportabili. Ciò che conta è la legge, il rispetto ossequioso alla norma. Più cose fai e più sei bravo. Gesù, invece, amava la vita, non la sofferenza. Gesù dava voce alle persone, le ascoltava, dava attenzioni ai bambini, alle donne, a chi era escluso dalla società; nessuno era impuro per Gesù: lebbroso, prostituta o pagano che fosse, perché tutti per lui erano figli dell'unico Padre. Gesù non voleva che gli uomini si reprimessero o vivessero al di sotto delle loro possibilità. Gesù voleva e diceva a tutti che molti mali possono essere guariti, che tante infermità del cuore e dell'anima possono essere risanate, perché noi viviamo e siamo fatti per la felicità profonda e vera. Gesù voleva che fossimo umani. Che non c'è niente di ciò che viviamo che sia indegno agli occhi di Dio, da nascondersi. Che davanti a Dio possiamo presentarci per quello che siamo, senza falsi teatrini o belle maschere. In croce tutto questo finisce. Questa era la religione di Gesù. E questa è la religione che hanno tentato di crocifiggere, di eliminare, di distruggere e di far morire. Ma ciò che viene da Dio non muore mai. Può essere perseguitato, ucciso, deriso, umiliato, annientato, ma non può morire. Dio è l'unica realtà. Ciò che viene da Lui; chi si affida a Lui, non muore mai.

7) Le donne continuano ad osservare: “L'amore è più forte”.
L'amore non si arrende, l'amore non può credere alla fine, alla morte. Chi vive nell'amore conosce l'eternità. Anche quando tutto sembra dire il contrario, anche quando tutto sembra finito, l'amore conosce l'eternità. L'amore vuole “per sempre”. Queste donne non si arrendono all'evidenza dei fatti perché conoscono l'evidenza del cuore, dell'anima, della vita e di Dio. E proprio per questo loro sperare al di là di ogni speranza; per questo credere al di là di ogni ragionevole credenza; per questo amare al di là della fine, saranno loro le prime testimoni della resurrezione. Avevano visto bene: l'amore è più forte. Amen.

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