«Io pregherò il Padre ed egli
vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre… Lui vi insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto » (Gv 14, 15-16. 23-26).
La
Pentecoste non è una festa qualunque dopo la Pasqua: ne è invece l'esplosione nel
mondo. È la festa dello Spirito Santo: Dio non è più presente in carne ed ossa,
non è visibile, ma è presente con il suo Spirito. Dio si è fermato in questo
mondo per sempre: e lo ha fatto “scendendo”. Prima considerazione: Dio scrive la nostra storia, scendendo... Dio scrive la parola eternità, scendendo... Dio, amore infinito, si mette a disposizione della nostra pochezza, scendendo… Noi invece pensiamo di fare notizia, di scarabocchiare i nostri nomi nella storia, “salendo”; arrampicandoci, conquistando visibilità, importanza, potere, popolarità... poveri noi! Quanto è diverso Dio da noi!
Dio ha promesso di rimanere per sempre con noi, e c'è realmente! Siccome però non lo vediamo con gli occhi, molti pensano che non ci sia, che sia tutta una montatura dei preti; oppure, ammesso anche che ci sia, si comportano come se fosse l’ultima preoccupazione della loro vita.
La festa di oggi ci ricorda invece una grande verità, quella verità che Dio ha impresso nel nostro DNA nell’attimo stesso del nostro concepimento: che Lui è in noi, che abita stabilmente in noi; proprio Lui, lo Spirito. Lo Spirito, il coordinatore, l’animatore, il soccorritore, il consigliere, è infatti l'Anima del mondo.
Anima vuol dire “soffio vitale”. Spirito è una parola che deriva dal greco pneÂma che vuol dire appunto “vita”, tutto ciò “che respira”. L'uomo quindi ha un'anima perché lo Spirito abita in lui. L'uomo, come Adamo, è “soffiato” da Dio: è questo il motivo per cui esiste. Il giorno in cui cesserà di essere “pneuma”, in cui esalerà il suo ultimo respiro in questa vita, passerà ad una vita puramente “spirituale”, rimarrà cioè solo “spirito”, “vita”.
Oggi purtroppo, in questa nostra società, abbiamo completamento perso l’orientamento, non ci curiamo neppure di sapere ciò che è bene o male, ciò che dobbiamo fare o evitare. Oggi, più che mai abbiamo assoluto bisogno di Spirito Santo.
Oggi, abbiamo assoluto bisogno di una nuova Pentecoste, nella Chiesa e nel mondo!
I potenti della terra sono sempre più assetati di potere, e pensano solo ad aumentarlo, prevaricando su tutto e tutti; i ricchi mirano soltanto ad accrescere a dismisura la loro ricchezza, non curandosi in alcun modo dei miserabili che non hanno di che sfamarsi; i genitori non capiscono più i loro figli e ai figli non interessa più quel che dicono i genitori; nella famiglia e nella coppia il dialogo non c’è più, perché ciascuno usa un proprio linguaggio, diverso e intraducibile; tra un piano e l'altro dello stesso palazzo, o da un lato all'altro della stessa strada, si aprono voragini incolmabili: al punto che spesso finiamo per sapere dalla Televisione quello che succede a pochi metri dal nostro salotto...
Nella Chiesa stessa, le parole e i gesti dei pastori non scaldano più il cuore, sono meccanici, consunti dall’uso, e non invogliano più nessuno alla conversione. A chi è ancora lontano dalla fede, non arrivano più le parole di amore e di vita del Vangelo, perché affidate a testimoni sempre più frettolosi, freddi, distaccati, invischiati nel “mestiere”, e diventati irriconoscibili a Cristo stesso...
C'è bisogno che lo Spirito Santo scenda dal cielo, e come fuoco bruci tutte le sterpaglie che soffocano il mondo; e soprattutto ripeta ancora una volta il miracolo delle lingue! Sì, perché in questa nostra società, nonostante i potentissimi mezzi di comunicazione, non c’è più colloquio, non c’è più condivisione di gioia, di bellezza, di bontà. Siamo bombardati incessantemente da sopraffazioni, da cattiveria, da odio, da fango.
Per questo serve in fretta che si ripeta dal cielo il miracolo dell'Amore, come in quel lontano giorno di Pentecoste, in cui i pochi Apostoli uscirono dal cenacolo e fecero capire a tutto il mondo le parole di Gesù e le grandi opere di Dio.
Ma torniamo al vangelo di oggi, che ci indica nello Spirito Santo la sua prerogativa di “Consolatore”.
Consolare, dal greco parakalo, vuol dire “mandare a chiamare”, invitare, invocare aiuto, incoraggiare, dire una buona parola.
Ma in che modo lo Spirito è per noi Consolatore? Semplicemente perché Lui, Dio, è sempre vicino a noi. Non si distrae, è sempre attento, a nostra completa disposizione. È discreto, non ci condiziona, non è invadente: aspetta sempre che siamo noi a fare la prima mossa. Certo, Dio non è, come vorremmo noi, la soluzione ai nostri limiti, ai nostri problemi. Dio non è un talismano che ci toglie fuori da ciò che non possiamo risolvere noi. Dio non ci toglie il dolore: ma ci aiuta a superarlo: saperlo lì, al nostro fianco, saperlo sempre presente, pronto a darci una mano, beh, questo, se vogliamo, è per noi grande motivo di consolazione.
E allora, fratelli, quando soffriamo, quando il dolore sembra insopportabile, non preghiamo Dio perché ce lo tolga; ma preghiamolo per poter sentire la Sua presenza accanto a noi, la sua condivisione al nostro dolore; preghiamolo perché lui possa consolarci come sa fare lui: e vedrete che così il nostro dolore sarà subito più affrontabile.
Ci sono infatti momenti della nostra vita in cui nessuno può raggiungerci, in cui siamo di fronte a scelte strettamente personali, scelte che spettano solo a noi, per le quali nessuno può sostituirci; scelte in cui ci sentiremo completamente soli con noi stessi. Ma noi, soli per davvero, non lo siamo mai; perché Lui, il Consolatore, è sempre al nostro fianco. Ripeto: non prenderà alcuna decisione al nostro posto, ma sappiamo che lui è lì vicino. Non ci toglierà la solitudine, ma ci prenderà la mano: perché Lui è il Consolatore.
Quando viviamo una perdita, quando riceviamo una sconfitta o una ferita, quando c'è qualcosa che ci fa male, quando una persona ci ha offeso senza motivo, quando una persona amata ci viene sottratta dalla morte, è allora, in particolare, che noi abbiamo bisogno di “consolazione”; abbiamo bisogno di aiuto. Perché è in queste situazioni che perdiamo il nostro equilibrio, la nostra stabilità, il nostro sostegno; ci sentiamo spazzare via, ci sentiamo un fuscello in preda alle onde in tempesta, alle mareggiate. È in questi momenti che abbiamo un bisogno particolare di vera consolazione; abbiamo bisogno cioè di qualcuno che ci ridia solidità ed equilibrio. Di qualcuno che con le sue parole e soprattutto con il suo silenzio, calmi tutte le nostre tempeste; di qualcuno che non ci dica niente ma che ci assicuri con la sua presenza, con il suo abbraccio, con il suo ascolto; di qualcuno che non ci giudichi, ma che ci incoraggi.
Molti pensano che “consolare” significhi esprimere parole di compassione, qualche bella frase di circostanza. Spesso, soprattutto in certi funerali di “Stato”, sentiamo rivolte ai familiari dei caduti, frasi importanti, bellissime parole; ma sono espressioni che sanno di posticcio, di non convinto, di retorica; frasi diligentemente preconfezionate, che lasciano il tempo che trovano. Consolare invece significa essere presente nel bisogno, essere di sostegno. Se dobbiamo dire qualcosa, diciamolo col cuore, da cuore a cuore, trovando le parole giuste nella nostra anima, perché solo così vanno dritte al cuore dell’altro. Spesso è meglio non dire niente, ma stare semplicemente con lui, condividere ciò che vive, ciò che sente: siamo consolatori sinceri e convincenti, solo se siamo vicini alle sue sofferenze. Condividendole. Non potendo eliminare la sofferenza, possiamo però sempre dire: “Io ci sono e ci sarò! Forse non ti sarò di aiuto, non potrò toglierti il dolore, non avrò parole giuste da dirti, forse avrò paura anch’io di ciò che ti succederà, ma sappi che io sono qui con te e ci rimarrò!”.
Ricordiamoci e ricordiamogli sempre, che dentro di noi c’è già un Consolatore, il nostro Consolatore. Quello vero. Quello sempre presente, quello attento. Aspetta solo che noi ci facciamo vivi. Aspetta un nostro cenno d’intesa, di apertura.
Per questo, fratelli, quando abbiamo qualche gioia, lodiamolo e ringraziamolo; quando abbiamo qualche dolore, qualche problema, qualche difficoltà, qualche preoccupazione, qualche malattia... quando dobbiamo fare delle scelte... quando abbiamo bisogno di pace, di grazia, di forza, non dimentichiamoci di Lui, ma invochiamolo con fede, con perseveranza, con fiducia: Egli è il Consolatore potente, la forza; Egli è l'amore, la tenerezza di Dio, presente e operante nei nostri cuori. È Lui che ci aiuta a vivere. È Lui che ci aiuta ad affrontare tutti i problemi dell'esistenza. È Lui infine che ci dà una mano per costruire il ponte che ci consente di unirci a Lui nell’amore perfetto col Padre e il Figlio. Amen.
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