giovedì 9 maggio 2013

12 maggio 2013 – Ascensione del Signore

«Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio» (Lc 24,46-53).
Questa mattina sono rimasto un po' più a lungo con il naso all’insù. Scrutavo il cielo e pensavo al vangelo di oggi; pensavo a Betania, a quell'ultimo saluto di Gesù ai suoi, a quella benedizione, a quel suo stacco verso il cielo, a quei pochi particolari che Luca ci racconta nell’ultima pagina del suo Vangelo. Sono in tutto un paio di versetti nei quali, in estrema sintesi, egli intende dirci: “Gesù è asceso al cielo: da questo momento non c'è più; ma ora ci siete voi. Quindi voi, la chiesa, non state lì a fissare il cielo imbambolati, non continuate a guardare in alto con le mani in mano; datevi da fare! Lui non c'è più, va bene; ma ha lasciato voi a continuare la sua opera! In tre anni non si è certo risparmiato nel ripetervi cosa dovete fare”.
È proprio così, fratelli: Gesù ci ha lasciato. Ma noi siamo qui. C’è la sua Chiesa. Tocca decisamente a noi, a me, a voi, e non “agli altri”, trovare le soluzioni ai problemi, come faceva lui per le strade della Palestina. Non continuiamo a perder tempo chiedendoci per chi suona la campana: la campana suona per noi. Punto. È ora di muoverci.
Non dobbiamo temere: non siamo soli: noi, come già gli apostoli, Gesù ce l’abbiamo sempre nel cuore, dentro di noi. Quando Luca dice che gli apostoli “stavano sempre nel tempio lodando Dio”, non intendeva dire che giorno e notte essi se ne stavano rintanati nel tempio: “stare nel tempio” vuol dire rimanere in contatto con Lui, vuol dire desiderarlo, cercarlo, percepirlo, vederlo, ascoltarlo, amarlo: dovunque andiamo, qualunque cosa facciamo.
Anche Gesù ha passato l’intera sua vita terrena “rinchiuso” nel tempio, dall'inizio alla fine. Non perché fosse sempre lì. Ma perché era in continuo contatto con il Padre; lo sentiva, gli parlava. Del resto, possiamo anche essere in chiesa, ma non per questo siamo nel tempio di Dio; come pure trovarci in qualunque posto di questo mondo, continuando ad essere nel suo tempio. L’essenziale è rimanere strettamente “collegati” con Lui.
Purtroppo gran parte della gente oggi ha perso il collegamento con Dio, è “sconnessa”: lavora, corre, è affaccendata in mille cose, fa sport, fa palestra, si muove, ride, canta, sistema la casa, paga le bollette; eppure non c'è. È sempre altrove, non è mai veramente presente. È sempre lontana da sé, è distante. Fa tantissimo, ma non sente, è sorda a qualunque richiamo della Vita.
In una parola è “scollegata” da Dio.
Noi viviamo illudendoci di poter fare da soli qualunque cosa, indipendentemente da Dio.
Ma nulla è lasciato al caso; nulla di ciò che ci riguarda è lontano dal suo sguardo amoroso di Padre. Egli non ci lascia mai soli: ci conosce troppo bene: Egli conosce perfettamente tutta la nostra fatica davanti a quel bivio; Lui conosce la nostra gioia per l'amore ritrovato, Lui conosce la nostra delusione per quel tradimento, Lui conosce le nostre lacrime ogni volta che passiamo davanti a quel letto vuoto, Lui conosce il subbuglio del nostro cuore, Lui sa la fatica della distanza, Lui sa la gioia e lo slancio di questa nuova scelta di vita, Lui sa...
Fratelli, che Dio stupendo ci ha rivelato Gesù durante la sua permanenza su questa terra! E che missione impegnativa ci ha affidato prima di salire al cielo!
Sì, perché ora siamo noi che dobbiamo rendere presente quel Suo Volto, sottratto alla nostra vista con l'ascensione, a tutto il mondo.
L'annuncio del Vangelo a tutte le genti, non è stato un suo optional esclusivo, non è stato riservato soltanto a Gesù. Ma “andate e predicate a tutte le genti…”.
Quindi, all’interno del nostro tempio, con lo sguardo verso il cielo, noi dobbiamo imparare a valutare questo mondo, e nell'amore del Signore risorto, dobbiamo impegnarci a costruirlo in tutto corrispondente al Suo progetto di vita nuova.
Nello specifico noi, i nuovi discepoli di Gesù, non siamo chiamati a cose eclatanti, ad abbandonare la terra per guardare solo le cose di lassù; ma dobbiamo vedere quelle di lassù abitando sulla terra, continuando a camminare su di essa. In altre parole dobbiamo sì vedere Gesù nella sua gloria, ma dobbiamo anche vedere l'uomo come figlio di Dio; vedere l'umanità intera come un’unica famiglia; vedere nel futuro di ogni persona non la morte, ma una vita per sempre... È questo lo sguardo, fratelli, che l'ascensione del Signore ci sollecita a coltivare nella nostra vita quotidiana. Nella luce dello Spirito, noi oggi possiamo finalmente spalancare completamente i nostri occhi, guariti dall'amore di Cristo; anche se rimangono ancora deboli, fragili e bisognosi di tempo per abituarsi a questa luce intensissima.
Noi vediamo Gesù vivere glorioso nel cielo, e vivere misterioso sulla terra. Vive per mezzo della grazia nell'intimo di ogni cristiano; vive nel sacrificio eucaristico, e nei tabernacoli del mondo prolunga la sua presenza reale e redentrice. Vive ed è rimasto con noi nella sua Parola, che risuona nell'intimo delle coscienze. È rimasto e si fa presente nel papa, nei vescovi, nei sacerdoti che lo rappresentano davanti agli uomini, che lo prolungano con le loro labbra e con le loro mani.
È una presenza reale che ci conforta, ci consola, ci dà pace, ci motiva. Cristo è rimasto con ciascuno e con tutti noi. La sua è una presenza reale ed efficace, anche se non è visibile e palpabile. Una presenza di amico che sa ascoltare i nostri segreti e le nostre intimità con affetto, con pazienza, con bontà, con misericordia e con amore; che sa allo stesso modo ascoltare le nostre piccole cose di ogni giorno, benché siano le stesse, benché siano cose senza importanza; che sa perfino ascoltare le nostre ribellioni interiori, i nostri sfoghi d'ira, le nostre lacrime di orgoglio, i nostri spropositi in momenti di passione...
Questa è la consolante realtà: Cristo è rimasto con noi, al nostro fianco, per ascoltarci. È il nostro compagno di cammino quando tutto va bene, quando il trionfo corona il nostro sforzo, quando la grazia va conquistando terreno nella nostra anima. Ma sta con noi anche nel momento della caduta, nella disgrazia del peccato, per aiutarci a riflettere, per darci una mano al momento di alzarci. Cristo insomma è rimasto con noi per salvarci. È rimasto con noi, costruendo con il suo Spirito, dentro di noi, l'uomo interiore, l'uomo nuovo, la sua “immagine vivente” nella storia.
Noi infatti siamo chiamati ad essere i "Gesù" di oggi: dobbiamo cioè far conoscere e sperimentare l'amore di Dio Padre a tutte le persone che incontriamo, alle persone con le quali viviamo, e soprattutto a quelle che dobbiamo andare a cercare, per aiutarle nelle cose importanti della fede e della vita.
È questa la nostra missione: è questo il bello della nostra vita. Una missione, una grande opera, che non è riservata al Papa, ai vescovi, ai preti o alle suore; ma è “nostra”, di tutti i cristiani, di tutti i battezzati. Non deve essere quindi un peso per noi, ma un onore, una gioia; deve essere la “nostra” grande e unica possibilità, di essere i “sosia” di Gesù Risorto, di poter portare il suo Volto in tutte le strade del mondo.
È una missione che, pur se bellissima, noi spesso sentiamo superiore alle nostre forze. È naturale. Tante volte siamo assaliti dalla paura, ci scoraggiamo, sentiamo tutto il peso della nostra debolezza, delle nostre deficienze, dei nostri peccati: e ci ritroviamo poveri di fede e di amore.
Ma non dobbiamo abbatterci; in questo, lo ripeto, non saremo mai soli: Gesù è sempre accanto a noi, con la sua promessa, la sua presenza di amore, di perdono, di fiducia, di incoraggiamento; è con noi con la sua Parola e con la sua Eucarestia. È inoltre con noi con lo Spirito Santo, che è la potenza, l'amore infinito del Padre e del Figlio infuso nei nostri cuori, è l’anima e la forza della Chiesa. E con la forza dello Spirito, credetemi, tutto è possibile.
Allora, durante questa settimana che ci separa dalla Pentecoste, rifugiamoci tutti nel cenacolo con Maria, per attendere questo Spirito, questo Consolatore, questo Avvocato che il Padre ci ha promesso di mandare. È lui che, oltretutto, contribuisce a mantenere sempre viva in noi la speranza di poter un giorno raggiungere Gesù in cielo, in quel posto che lui stesso è andato a preparaci. Amen.
 

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