mercoledì 12 dicembre 2012

16 Dicembre 2012 – III Domenica di Avvento


«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,10-18).
Nel vangelo di oggi la gente va da Giovanni Battista e gli pone una fondamentale domanda: “Che cosa dobbiamo fare?”. Una domanda che anche oggi molti di noi si pongono: “Cosa devo fare? C’è la soluzione al mio problema? C’è un incontro, un gruppo, un’associazione, qualcuno a cui rivolgermi per risolvere la mia situazione? C’è un esercizio, magari di meditazione, di silenzio o di preghiera che mi illumini sul da farsi?”
Cosa non farebbe oggi tanta gente pur di trovare una guida veramente carismatica, in grado di condividere i loro pesi! Purtroppo in giro ce ne sono parecchi di personaggi fasulli che si presentano come inviati di Dio, che si spacciamo per “illuminati”, dotati di poteri extrasensoriali, paranormali, speciali; e siccome nei deboli la pressione della sofferenza, il desiderio di sollievo è grande, l'attaccamento a cialtroni del genere è presto concluso.
E visto che c'è la pillola per tutto: per dimagrire, per far bene l'amore, per essere felici, per non essere tristi, si illudono che ci sia una pillola anche per star bene spiritualmente, per risollevare l'anima; si illudono che la felicità, l'amore, l'ascolto, la fiducia, si possano comprare a basso costo, che ci sia un toccasana che risolve tutti i problemi: ma è solo un'illusione.
Basta guardarci attorno, fratelli, per renderci conto di quanto ricco sia il supermercato religioso. C'è la messa a distanza (purché si paghi); c’è il guru che ci dice cosa fare nella vita; c'è il mago imbroglione che ci comunica la volontà dei nostri morti; c'è l’emulatore di Padre Pio che promette guarigioni a distanza; c’è chi vende numeri sicuri per il lotto e chi ci predice il futuro. In realtà, dando retta a questi trafficoni, rischiamo veramente grosso: anche se non ce ne rendiamo conto!
Quante persone di nostra conoscenza vengono anche da noi a chiederci: “Che cosa devo fare?”. Un modo velato e confidenziale per dirci: “Aiutami, cerca di risolvere tu i miei problemi!”. Ma questo purtroppo, pur con la miglior buona volontà, non è possibile. Ognuno deve affrontare e risolvere i propri di problemi, ognuno deve superare le proprie difficoltà; non ci sono alternative, non sono ammesse deleghe. Questa è la realtà; anche se non ci piace, se non ci soddisfa. Noi siamo tutti indistintamente per le soluzioni facili e indolori. Vorremmo che ci fosse una medicina per tutte le nostre crisi, ma non c'è. Vorremmo che una preghierina ogni tanto, fosse la garanzia sicura contro ogni avversità della vita; ma non è possibile. Vorremmo che ci fosse un bel “decalogo dell’amore” da imparare a memoria e da recitare ogni tanto, per stare a posto con tutti i nostri doveri di carità; ma non c’è. Vorremmo che qualcuno ci suggerisse il sistema giusto per eliminare tutte le nostre difficoltà relazionali, ma non c'è. Abbiamo tutti fame di ricette semplici, sbrigative, perché abbiamo sempre fretta. Ma non esistono ricette semplici. Non esistono elisir miracolosi. Diceva un saggio: “Se il problema è in te, anche la sua soluzione deve arrivare da te”.
Alcuni si danno veramente molto da “fare”: ma non per un motivo valido, come per crescere spiritualmente, per essere più giusti, per amare di più; lo fanno solo per apparire, per sentirsi più bravi degli altri, per essere al centro dell’ammirazione.
Su questo il Battista è molto pratico: chi ha, dia. In sostanza dice: “Inutile girare a vuoto: le occasioni per intervenire ci sono, eccome. Ti accorgi che le persone che incontri sono in difficoltà? È qui che devi agire. Ti accorgi di essere scontroso e di non riuscire a relazionarti? È qui che devi agire. Vedi che in famiglia non si parla, non ci si relaziona? È qui che devi agire. Ti senti insoddisfatto della tua vita cristiana? È qui che devi agire. Ti accorgi che non riesci mai a trovare un momento per Dio? È qui che devi agire. Sei convinto che tutti ce l'abbiano con te, e soffri di vittimismo? È qui che devi agire”. Insomma dobbiamo lavorare miratamente, dobbiamo agire dove c'è il problema, non a casaccio o come piacerebbe a noi!
Perché, ripeto, è sulle nostre opere che saremo giudicati. L’immagine che il vangelo ci propone al riguardo, quella del contadino che divide il grano dalla pula, che raccoglie il primo e brucia la seconda, è molto dura ma emblematica; colui che tiene in mano la pala è Cristo: è lui che separerà le nostre opere buone da tutta la zavorra che ci portiamo addosso: una prospettiva, fratelli, che ci deve far pensare seriamente.
Tuttavia non dobbiamo avere paura di Dio. Dobbiamo essere consapevoli che non è Lui la causa della nostra poca carità: siamo noi che diamo un valore aggiunto alle nostre azioni. Non è Dio che prende l’iniziativa di punirci; siamo noi che ci procuriamo la giusta punizione, come conseguenza del nostro comportamento. Dio non punisce mai nessuno; siamo noi che ci puniamo da soli, scegliendo di vivere in un certo modo.
Se nella vita affrontiamo tutto con superficialità, stupidamente, continueremo a vivere sempre ignorando volutamente i problemi, senza capire mai le grandi leggi della vita; viviamo senza renderci conto che spetta solo a noi dirigere la nostra vita, a nessun altro!
Il Battista battezza con acqua: è il battesimo di quei cristiani un po’ tiepidi, che preferiscono una vita serena e tranquilla, in pace con Dio, senza grandi scossoni. Il vero battesimo, però, non è questo: è quello di fuoco, quello del Cristo della Vita, quello che sconvolge la nostra vita, che si impadronisce della nostra anima, che ci proietta nella nostra parte divina, spirituale. È un battesimo di fuoco perché ci brucia dentro, ci dà passione, energia; ci dà la forza per andare avanti giorno dopo giorno. È un battesimo di fuoco perché illumina il nostro mondo interiore, ci fa vedere chi siamo realmente, ci fa capire dove dobbiamo mettere il piede. È un battesimo di fuoco perché brucia le illusioni del mondo, quelle illusioni che nonostante la loro fatuità, amiamo tanto seguire; ci fa toccare con mano la nostra nullità, la nostra debolezza umana. È un battesimo di fuoco perché illumina, fa venire alla luce, fa nascere, crescere, quel soffio di vita che ci abita dentro, la trasforma in forza impetuosa. È di fuoco perché scuote dentro di noi il seme di Dio che dorme in noi e che aspetta di essere risvegliato per diventare l’unico Signore della nostra vita.
Questo è dunque, fratelli, il grande “sacrificio” (da sacrum facere, fare una cosa santa); questa è la grande opera dell'uomo: trasformare una vita materiale, esteriore, vuota, insignificante, amorfa, in una vita dello Spirito, in una vita di Amore divino, in vita “viva”, piena e vera. In una parola, come dice il Vangelo, dobbiamo “rinascere nello Spirito”. Amen.
 

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