Sono due, due suoi discepoli, due persone che hanno seguito Gesù nella sua vita pubblica, hanno vissuto l'esperienza dolorosissima del Maestro, morto in croce come un brigante. Il dolore così forte li ha sconvolti, ha fatto sì che non si ricordassero più della promessa della risurrezione, delusi decidono di riprendere il cammino di ritorno a casa, tutto è finito.
Pur in quel dolore incomprensibile, stanno insieme perché discepoli, ecco il primo aspetto che vorrei sottolineare: per loro si avvera la parola di Gesù: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro". Gesù si fa presente tra loro e spiega le Scritture, apre la loro mente alla verità. Se vogliamo capire la Parola è fondamentale stare insieme nel nome di Gesù, cioè, nell'amore reciproco, nel volersi bene, nel perdonarsi e chiedere perdono, nel ricominciare ogni volta che ci accorgiamo di esserne usciti. La presenza di Gesù vivo in mezzo ai discepoli è discreta, semplice, per questo se siamo presi ancora dai nostri ragionamenti, dal nostro dolore, essa ci sfugge, ma se abbiamo retta intenzione, appena ci fermiamo e guardiamo dentro possiamo accorgerci come i discepoli di Emmaus che il nostro cuore ardeva, era sazio, pieno, i segni della sua presenza erano già in noi. Però, soltanto quando riusciamo a unificare cuore e mente, tutto si illumina e la verità della risurrezione splende in noi.
Pur nel dolore, pur nel cammino della vita verso la notte, la presenza di Gesù risorto tra noi comincia a infondere fiducia, apertura, siamo capaci di invitare di entrare in casa nostra, di dare ospitalità a chi si è messo accanto a noi nel nostro difficile cammino. Se non lasciamo che il dolore, pur forte e profondo, ci domini, siamo capaci ancora di vedere le necessità dei fratelli e di fare la nostra parte.
Gesù entra con loro, in una casa di famiglia: a tavola, nello spezzare il pane, si rivela pienamente ai loro occhi.
La frazione del pane, la fractio panis – gesto umile, fraterno, di condivisione… era il nome che i primi cristiani davano all'Eucaristia; il greco descrive solennemente questi tre gesti: labòn tòn àrton [prese il pane] eulòghesen kài klasas [lo benedisse e lo spezzò] epedìdou autòis [lo diede loro].
Ecco, questo è il percorso che siamo invitati a vivere nella nostra vita di fede: anzitutto restare alla presenza di Gesù risorto, vivo in mezzo a noi. Non lasciarsi mai chiudere dal dolore, anche se immenso, straziante. Restiamo fermi nel volerci bene, nello scambiarci l'amore fraterno; solo allora pian piano o immediatamente capiamo le Scritture, capiamo la volontà di Dio per noi, per i fratelli. Cresce il desiderio di rimanere con Dio, di dirgli "resta con noi perché si fa sera", di farlo entrare a casa nostra, nella nostra famiglia.
Il Signore accetta l'invito, entra e si rivela pienamente ai suoi.
Accogliere la Parola per entrare in comunione con Dio si realizza pienamente nella comunione eucaristica. Gesù risorto si dona a noi nell'Eucaristia.
Quando la comunione eucaristica è il sigillo della tensione di ogni momento della nostra vita protesa alla condivisione fraterna, allora si realizza in noi ciò che hanno vissuto i discepoli di Emmaus: il dolore non è più un ostacolo per rimanere nella sequela di Gesù; allora devono riprendere con coraggio ed entusiasmo il cammino di ritorno, a quella vita di comunità che avevano abbandonato a Gerusalemme; allora corrono di notte, diventano annunciatori dell'incontro con Gesù vivo ai fratelli di fede, non hanno più timore né vergogna di testimoniare.
Possiamo chiedere come grazia specifica di questa domenica pasquale il coraggio e la gioia di annunciare anche ai nostri compagni di fede l'esperienza di un Dio vivo nella nostra vita, di Colui che abbiamo lasciato entrare e che ha trasformato il nostro dolore, dando un nuovo senso alla nostra vita. Dio è vivo!
Tanti cristiani vivono ancora come se questo non fosse vero; e stanno aspettando la nostra testimonianza di vita, il nostro annuncio.
È vero, anche tra i discepoli c'erano quelli che non credevano. Forse anche noi troveremo qualcuno un po' incredulo, ma non ci fermeremo, anzi, queste fatiche fortificheranno ancor più il nostro impegno di testimoni e annunciatori del Cristo risorto.
Parola chiave: Gesù Cristo è veramente vivo, l'abbiamo sperimentato nella nostra vita.
È questa la risposta chiarificatrice e rappacificante che ci viene dal vangelo di oggi: ogni cristiano infatti può fare esperienza del Signore risorto, nella luce della Scrittura e nella grazia dell'Eucaristia. Un'Eucaristia che non conclude, ma apre la strada della testimonianza e dell'impegno.
Pur in quel dolore incomprensibile, stanno insieme perché discepoli, ecco il primo aspetto che vorrei sottolineare: per loro si avvera la parola di Gesù: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro". Gesù si fa presente tra loro e spiega le Scritture, apre la loro mente alla verità. Se vogliamo capire la Parola è fondamentale stare insieme nel nome di Gesù, cioè, nell'amore reciproco, nel volersi bene, nel perdonarsi e chiedere perdono, nel ricominciare ogni volta che ci accorgiamo di esserne usciti. La presenza di Gesù vivo in mezzo ai discepoli è discreta, semplice, per questo se siamo presi ancora dai nostri ragionamenti, dal nostro dolore, essa ci sfugge, ma se abbiamo retta intenzione, appena ci fermiamo e guardiamo dentro possiamo accorgerci come i discepoli di Emmaus che il nostro cuore ardeva, era sazio, pieno, i segni della sua presenza erano già in noi. Però, soltanto quando riusciamo a unificare cuore e mente, tutto si illumina e la verità della risurrezione splende in noi.
Pur nel dolore, pur nel cammino della vita verso la notte, la presenza di Gesù risorto tra noi comincia a infondere fiducia, apertura, siamo capaci di invitare di entrare in casa nostra, di dare ospitalità a chi si è messo accanto a noi nel nostro difficile cammino. Se non lasciamo che il dolore, pur forte e profondo, ci domini, siamo capaci ancora di vedere le necessità dei fratelli e di fare la nostra parte.
Gesù entra con loro, in una casa di famiglia: a tavola, nello spezzare il pane, si rivela pienamente ai loro occhi.
La frazione del pane, la fractio panis – gesto umile, fraterno, di condivisione… era il nome che i primi cristiani davano all'Eucaristia; il greco descrive solennemente questi tre gesti: labòn tòn àrton [prese il pane] eulòghesen kài klasas [lo benedisse e lo spezzò] epedìdou autòis [lo diede loro].
Ecco, questo è il percorso che siamo invitati a vivere nella nostra vita di fede: anzitutto restare alla presenza di Gesù risorto, vivo in mezzo a noi. Non lasciarsi mai chiudere dal dolore, anche se immenso, straziante. Restiamo fermi nel volerci bene, nello scambiarci l'amore fraterno; solo allora pian piano o immediatamente capiamo le Scritture, capiamo la volontà di Dio per noi, per i fratelli. Cresce il desiderio di rimanere con Dio, di dirgli "resta con noi perché si fa sera", di farlo entrare a casa nostra, nella nostra famiglia.
Il Signore accetta l'invito, entra e si rivela pienamente ai suoi.
Accogliere la Parola per entrare in comunione con Dio si realizza pienamente nella comunione eucaristica. Gesù risorto si dona a noi nell'Eucaristia.
Quando la comunione eucaristica è il sigillo della tensione di ogni momento della nostra vita protesa alla condivisione fraterna, allora si realizza in noi ciò che hanno vissuto i discepoli di Emmaus: il dolore non è più un ostacolo per rimanere nella sequela di Gesù; allora devono riprendere con coraggio ed entusiasmo il cammino di ritorno, a quella vita di comunità che avevano abbandonato a Gerusalemme; allora corrono di notte, diventano annunciatori dell'incontro con Gesù vivo ai fratelli di fede, non hanno più timore né vergogna di testimoniare.
Possiamo chiedere come grazia specifica di questa domenica pasquale il coraggio e la gioia di annunciare anche ai nostri compagni di fede l'esperienza di un Dio vivo nella nostra vita, di Colui che abbiamo lasciato entrare e che ha trasformato il nostro dolore, dando un nuovo senso alla nostra vita. Dio è vivo!
Tanti cristiani vivono ancora come se questo non fosse vero; e stanno aspettando la nostra testimonianza di vita, il nostro annuncio.
È vero, anche tra i discepoli c'erano quelli che non credevano. Forse anche noi troveremo qualcuno un po' incredulo, ma non ci fermeremo, anzi, queste fatiche fortificheranno ancor più il nostro impegno di testimoni e annunciatori del Cristo risorto.
Parola chiave: Gesù Cristo è veramente vivo, l'abbiamo sperimentato nella nostra vita.
È questa la risposta chiarificatrice e rappacificante che ci viene dal vangelo di oggi: ogni cristiano infatti può fare esperienza del Signore risorto, nella luce della Scrittura e nella grazia dell'Eucaristia. Un'Eucaristia che non conclude, ma apre la strada della testimonianza e dell'impegno.
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