Abbiamo bisogno di un Consolatore.
Domenica scorsa Gesù annunciava la sua partenza per un'altra vita, per un altro luogo dove non c'è da temere e dove c'è posto per tutti. Anzi, lì ognuno ha il suo posto, che è suo, unico e insostituibile.
Oggi Gesù annuncia ai discepoli che Lui se va e che il suo volto non lo vedranno mai più, ma che Egli rimane sotto un'altra forma, in un altro modo, in maniera diversa: lo Spirito, lo Spirito Santo. Il brano di oggi e quello di domenica scorsa sono accomunati dalla tristezza dei discepoli, il loro sentirsi soli, orfani, pieni di paura ("Non sia turbato il vostro cuore" Gv 14,1): si sentono smarriti, senza guida e senza riferimento.
Il leader, il capofamiglia, il carismatico se ne va e loro si chiedono se da soli ce la faranno. Tutti noi abbiamo bisogno di padri, di maestri, di riferimenti, di leggi, di regole chiare e precise. Ma lo scopo di un maestro è di fare dei suoi discepoli degli altri maestri. Chi ama ti vuole fare adulto, indipendente, maturo, anche se questo ti portasse lontano da lui. Un adulto vuole che anche suo figlio diventi adulto: se ti tengo sempre bambino posso gestirti, manipolarti. Se ti faccio intendere che tu avrai sempre bisogno di me, che penderai dalle mie labbra, è come se ti usassi.
Si va a scuola per molti anni, ma viene un momento in cui bisogna lasciare la scuola. Non si può essere sempre discepoli, ciascuno deve diventare maestro della propria vita. Nessuno può dire: "Mi hanno insegnato così! Questo è quello che mi hanno detto! Io ho eseguito gli ordini".
Se Dio non avesse voluto che ragionassimo, che fossimo responsabili, non ci avrebbe dato il cervello. Hai le gambe: cammina. Hai gli occhi: osserva. Hai le orecchie: ascolta. Hai il cervello: usalo. La chiesa dovrebbe formare uomini liberi, veri, dalla grande coscienza critica, uomini che sanno vedere, interpretare la storia, prevederla; uomini alternativi, come Gesù lo è stato. Volare non significa solo muovere le ali, ma restare in aria senza sostegno.
Krishnamurti, un mistico indiano, dice: "Non potete seguire né me né nessun altro. Il giorno in cui seguirete qualcuno, la verità cesserà di esistere". Bisogna guardare la luna, non il dito che la indica. Bisogna essere illuminati, non seguire gli illuminati. Gesù diceva sempre: "Non guardate me, guardate chi sta dietro a me". Se l'occhio non è chiuso, si vede. Se l'udito non è bloccato, si sente, si ascolta. Se la mente non si sclerotizza, il risultato è la verità. Se il cuore non si chiude, si vive l'amore.
La gente crede che lo Spirito sia una televisione in testa. Basta accendere e la tv ci fa vedere quello che ci serve. Basta premere un pulsante e sapremo cosa fare. E' un'idea magica dello Spirito. Siccome nel matrimonio scende lo Spirito Santo allora sappiamo cos'è l'amore. Siccome quando uno viene ordinato prete e scende lo Spirito allora conoscerà chiaramente chi è Dio. Siccome quando prego e c'è lo Spirito allora saprò sempre cosa fare. Ma non funziona così!
La chiesa dovrebbe non tanto darci un Dio già fatto, solo da credere, già confezionato, ma dovrebbe insegnarci a scoprirlo, a cercarlo, a trovarlo, perché chi trova Dio, il vero Dio, non lo lascia più. Il Cristianesimo non ti dà la verità, ma ti insegna a vederla, se lo vuoi. Il Cristianesimo non ti dà Dio, ma ti insegna a cercarlo e per questo delude molti. Il Cristianesimo non ti da le regole di vita, ma ti invita a vivere.
Il maestro non è colui che ti guida, bensì colui che ti aiuta a scoprire te stesso, la realtà e a incontrare Dio. Perché Dio c'è già dentro di noi, nessuno ce lo deve mettere, al massimo possiamo essere aiutati a scoprirlo.
La gente ama le guide che ti dicano cosa fare, come comportarsi, cosa essere e cosa è giusto. La gente ha bisogno di essere bambina, infantile e di trovare dei papà, dei miti, degli idoli da seguire, da imitare, da copiare, qualcuno che gli dica per filo e per segno cosa fare. Per un po' di tempo si può anche rimanere bambini, ma non per sempre. Bisogna crescere! La gente, invece, ha bisogno di affittare il cervello e la vita a qualcuno. E così ci sono molti che si credono Dio, si sentono carismatici, chissà chi, una specie di Vanna Marchi della fede e della vita che dice: "Fai così. Fa' come ti dico io, Io so".
Non dovremo mai dimenticarci il primo e più grande comandamento: "Non avrai nessun altro Dio all'infuori di me". Non avere idoli, non fare di nessuna persona il tuo Dio, lo Spirito ti abita già. Gesù diceva a tutti: "Non chiamate nessuno maestro, nessuno padre perché solo Dio lo è". Gesù ci ha dato lo Spirito Santo perché diventiamo noi maestri, noi responsabili della nostra vita. Dio è già dentro di me. Lo Spirito Santo è il nostro Maestro Interiore. Allora: io imparo da tutti, ascolto, assimilo, mi formo, stimo e apprezzo molte persone, ma poi devo crescere e diventare responsabile della mia vita. Devo saper rispondere e dare ragione di ciò che dico, di ciò che faccio, di ciò che compio e credo. Non posso delegare nessuno per questo o scaricare su nessuno le mie responsabilità. Dio, in me, è Spirito, Maestro Interiore, e se non cresco nella fede lo lascio nel dimenticatoio. Dio oggi non c'è più, ma il suo Spirito vive in noi e attraverso di noi. Posso rianimarlo o lasciarlo morto.
Poi qui Gesù dice: "Fra un poco non mi vedrete più. Cioè: sto per morire, mi stanno venendo a prendere per uccidere". Ma aggiunge: "Ma voi mi vedrete perché io vivo, vivo in voi e voi vivrete" (Gv 14,19). Gesù, cioè, sentiva che gli apostoli gli volevano bene. Anche se erano uomini pieni di paura, gretti, sclerotizzati e duri a capire a volte, però gli volevano bene, e questo bastava. Gesù sentiva che loro lo amavano, e sentiva che le sue parole facevano breccia nel loro cuore, che la sua vita li affascinava, che erano innamorati, anche se impauriti, del suo messaggio. Gesù sente che quello che i suoi dodici amici hanno visto, fatto, sentito, provato con lui, questo è entrato dentro al loro cuore, fa parte di loro e non potranno più dimenticarselo. Non potranno più perderlo. Ci sono delle cose che sono con noi per sempre. Chi ci ha amato per davvero, rimarrà per sempre con noi, vivrà in noi. Chi ci ha guarito dalle nostre catene, rimarrà per sempre con noi. Chi ci ha aperto gli occhi, chi ci ha fatto vedere la verità, chi ci ha appassionato il cuore, rimarrà per sempre con noi. Ci sono persone il cui calore, passione, forza, esperienze fatte insieme, rimarranno per sempre con noi e più nulla ce li potrà portare via. Queste persone, questi fatti neppure la morte ce li toglierà. Allora: gli apostoli si erano così tanto innamorati di Gesù, si erano appassionati di Lui e del suo messaggio così tanto che Gesù gli "era entrato dentro, fino alle viscere", ce l'avevano nel cuore e nell'anima. Anche se se ne va, in realtà lo vedranno sempre. Poiché Gesù lo hanno assimilato, mangiato, Gesù vive dentro di loro, nei loro pensieri, nelle loro emozioni, nel loro cuore, nella loro anima. Questo è il Consolatore (Gv 14,15): avere Gesù dentro. Lo Spirito Santo è avere, e percepire, Dio dentro.
Poi, qui si parla di comandamenti e noi pensiamo ai dieci comandamenti. (Gv 14,15.21). Gesù, ci ha lasciato un solo comando, se così può essere chiamato: "Ama il prossimo tuo come te stesso". In realtà l'amore non può essere un comando, perché l'amore viene solo dalla libertà. Nessun genitore può dire ad un figlio: "Amami". Lo può sperare, desiderare, può augurarselo. Ma l'amore vive solo dove c'è libertà. Gesù non ha lasciato comandamenti, né ordini. Il comandamento di cui qui si parla è quello di vivere come Gesù, di diventare, cioè, come Lui, uomini veri, liberi, trasparenti, pieni di vita e di Dio. Io ti posso comandare di essere onesto nel lavoro, ma se tu non vivi l'onestà come una forma di rispetto a te stesso, cioè che non hai bisogno di imbrogliare e di accumulare denaro per sentirti qualcuno, non sarà vera onestà, perché sarà frutto di paura (magari di essere scoperto!) e non di amore. Io ti posso comandare di venire a Messa tutte le domeniche, ma se tu non senti che ti fa bene, che nutre la tua anima, che ti scuote per farti più cristiano e più uomo, verrai per paura e non per amore, verrai per comando e non per libertà, per essere un bravo bambino e non un discepolo di Gesù. Io ti posso comandare di venire agli incontri sul vangelo, di formazione, ma se tu non ne senti la bellezza, la verità, se tu non ricerchi, potrai pure venire, ma ti stancherai o avrai sempre da dire sugli incontri o non ti passerà niente. Se vieni per comando, vieni per paura. Se vieni per amore, vivrai di quello. Io ti posso dire/comandare di rischiare, di vivere osando di più, di puntare più in alto nella tua vita, di essere aquila, ma se tu hai paura, se tu non senti il richiamo delle altezze, la bellezza del volo, ti sforzerai ma non arriverai a niente. Perché non si può mai fare di una gallina un'aquila.
Fare le cose a comando, sforzandoci perché qualcuno ce l'ha detto, non ci fa crescere, ci rende solo più impauriti, legati e dipendenti. Ci fa crescere solo se facciamo le cose per amore: magari faticando, soffrendo e sudando, ma per amore, perché sentiamo che ci fanno bene e ci riempiono il cuore. L'educazione avviene nell'amore. E la deformazione, l'intruppamento avviene nel comando e nella paura. Se vuoi fare un buon suddito, dagli regole e fa in modo che ti obbedisca. Ma se vuoi fare un buon uomo, amalo.
Allora. Fa' tutte le cose non perché gli altri te le comandano, se le aspettano da te o per apparire bravo agli occhi di qualcuno, ma, se puoi, fa' tutte le cose per amore, per la passione e la bellezza, per la vita e per la Forza che senti nel tuo cuore. Il comando dell'amore è che non si può fare niente per comando, ma solo per amore, per scelta, perché io lo desidero, lo sento vero, importante per me. E se vivrò così, non avrò recriminazioni.
Poi Gesù parla dello Spirito Consolatore. Consolatore, in greco, è Paraclito. Paraclito significa Avvocato, colui che è chiamato in causa per difenderti, che sta con te quando sei solo. Ma vuol dire anche consolatore, che ti aiuta, che ti protegge, che ti sta vicino, che non ti lascia solo. Spesso anche noi ci ritroviamo soli, persi, in balia di un mondo che vive tutt'altre cose dalle nostre. Allora il consolatore mi invita ad aver fiducia nel mio cuore. Anche se mi sento solo, anche se mi sento non capito, anche se ciò che vivo è contrario a quello che gli altri fanno. Il Paraclito, mi assicura che metterà nella mia strada delle consolazioni, cioè metterà qualcuno che ha la mia stessa sensibilità, qualcuno che mi aiuterà, qualcuno che mi difenderà, qualcuno che mi proteggerà, qualcuno che entrerà nel mio mondo con rispetto e che lo capirà. Io ho visto che è sempre stato così. Dio ci consola mettendo nel nostro cammino dei suoi angeli, persone che ci aiutano, che condividono la strada, la passione, che ci aiutano. Lui non c'è più, ma ci sono i suoi angeli. Se tu ti fidi di questo, in alcuni giorni ti sentirai solo, ma non sarai mai solo. Consolatore vuol dire proprio: stare con chi è solo. Allora: guardati attorno! Dio non c'è, ma si nasconde sotto altri nomi. Lo riconosci? Lo vedi? Chi sono i tuoi angeli? In Eb 13,2 S. Paolo ricorda che "alcuni hanno accolto gli angeli senza saperlo". Accogli i tuoi angeli, perché Dio ti parla e ti si fa vicino attraverso di loro.
Abbiamo dunque bisogno di Qualcuno che, dinnanzi alle difficoltà, ai dubbi, alle angosce, ci sussurri piano che Dio ci ama, che non si è dimenticato di noi.
Non possiamo fare a meno di Qualcuno che ci ricordi le parole del Signore, che le sigilli e le custodisca in noi. Qualcuno che ce le faccia osservare, custodire, compiere. Qualcuno che ci unisca al Signore. Lo Spirito Santo è proprio “ciò che è in comune”, l’unità del Padre con il Figlio, l’Unità in persona. Il Padre e il Figlio sono una cosa sola nella misura in cui vanno oltre se stessi; sono una cosa sola in quella terza persona, nella fecondità del dono" (Benedetto XVI).
È Lui il Consolatore che ci pone nell'intimità di Dio. Per questo il compimento del Mistero Pasquale del Signore è l'effusione dello Spirito Santo, il dono che, colmando il nostro cuore, non delude la speranza e ci fa partecipi della natura divina. Queste non sono affermazioni da libro di teologia, sono la nostra vita.
Il dimorare in Dio, rimanere nell'amore di Gesù non sono esperienze relegate a momenti particolari, a particolari stati d'animo. La comunione con Dio non è questione di sentimenti. È osservare la Sua Parola, un modo per dire che l'intimità che ci fa uno con Gesù nel Padre si realizza molto concretamente nel compiere la Sua Parola. E sappiamo che ogni Parola di Gesù, ogni suo comando, come ogni parola della Scrittura dell'Antico Testamento che Lui ha portato a compimento si riassume nell'amore, nell'agape. Nel dono di se stessi, sino all'offerta della vita.
Ora è anche vero che noi sperimentiamo giorno per giorno l'impossibilità di compiere la Parola, di permanere nella volontà di Dio. Conosciamo i nostri limiti. Per questo ci è necessario un Consolatore, uno che ci ripeta "Coraggio, non temere, tu sei Figlio, Dio ti ama e compirà in te la Sua opera".
Abbiamo bisogno della vita di Dio, del Suo respiro di vita in noi, del soffio che ci ricrei istante per istante, che compia in noi la Parola che ci fa veri, autentici, vivi. Abbiamo bisogno dello Spirito Santo, più dell'aria che respiriamo.
È Lui l'amore di Dio che plana nei nostri cuori, ed è lo stesso amore con il quale possiamo amare Dio e il Suo Figlio. Lo Spirito Santo è Colui che ci fa uno con Dio, che ci trasporta, per così dire, nella profondità divina per colmarci della Sua natura. Non si tratta così di sforzarci, di impegnarci, di buona volontà. Non basta. L'agape è dono che viene dal Cielo. Oggi è pronto per noi, come ogni giorno. In esso è custodita la memoria della vita di Cristo, per esso ci viene costantemente ritrasmessa, dinnanzi ad ogni evento della nostra vita, con esso possiamo ricordare, credere, sperare, amare. È il Consolatore che il Padre ci dona perchè ci ama e ci ha legati a sé, eternamente. "Solo chi lo porta in sé, lo potrà vedere" (Benedetto XVI). È qui la vera pace. Essa coincide con la volontà di Dio. Con la verità. Con ogni istante della nostra vita.
È la gioia dell'intimità con Dio in Cristo Gesù.
Osservare i comandamenti è già una Grazia, è la vita nuova che si manifesta perchè si è ricevuto un cuore e uno Spirito nuovi. Compiere la volontà di Dio è amare, è una vita donata. "Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Non avrai altro desiderio che quello di seguire Gesù! Come inebriata dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro!". (Santa Caterina da Siena).
La gioia di Gesù ci è donata, non implica alcuno sforzo, è la gioia del suo amore, lo stesso fuoco che mosso la sua vita, la certezza dell'amore di Suo Padre. Di nostro Padre. Non vi è alcun moralismo, solo un amore infinito che brucia dal desiderio di donarsi. In ogni istante. Per questo possiamo goire d'una gioia indicibile, anche se siamo provati in ogni modo, perchè dentro il suo amore ci colma, anche se non ce ne rendiamo conto. Non sono sentimenti, è la più pura realtà. Quando camminiamo crocifissi con Cristo rimaniamo nel suo amore, il cuore è pacificato, anche se la carne e i sentimenti sono agitati. Sotto le onde, anche le più tempestose, al fondo del mare vi è una pace infinita. La gioia piena del suo amore riversato copiosamente in noi.
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