E,
invece, no: il vangelo di oggi ci racconta ciò che è realmente accaduto! Con
tutti i particolari. Dalle poche ma magistrali pennellate di contorno,
delicatamente incisive com’è nello stile di Luca, emerge prepotentemente la
grandezza del pensiero di Dio. In un paesino incollato ad un pendio roccioso,
lontano dalle grandi strade commerciali, in una misera ma dignitosa casupola,
ricavata nella roccia, avviene l’assurdo di Dio, l’inizio di una storia
diversa, una storia di salvezza. Dio, stanco di essere incompreso dagli uomini,
decide di venire tra loro a raccontarsi. La lunghissima storia di amicizia e di
amore col popolo eletto non è stata sufficiente a Dio per farsi capire, tanto
che, alla fine, sceglie di farsi uomo, di incarnarsi, di diventare uno di noi:
ma per farlo gli serve un corpo, ha bisogno di una madre.
E Dio,
per realizzare questa sua decisione, non sceglie la moglie dell’imperatore, non
una scienziata o una premio Nobel, non una dinamica imprenditrice dei nostri
giorni; ma una piccola adolescente, Mariàm (la bella). È a lei che Dio,
l’onnipotente, chiede di diventare la sua “porta” d’ingresso nel mondo.
Contro
ogni buon senso, Maria accetta: ci crede immediatamente, e di fronte a tanta
meravigliosa incoscienza, noi non sappiamo se sorridere o scuotere la testa;
restiamo comunque ammutoliti davanti alla sconcertante semplicità del dialogo
con l’angelo, al coraggio di questa ragazza ancora acerba, che parla alla pari
con il soprannaturale, chiedendogli spiegazioni e chiarimenti.
Ma Dio
non guarda con i nostri occhi, non ragiona con la nostra mente. Per calarsi
nella storia, Egli sceglie un umile paesino sconosciuto, Nazareth; e a
Nazareth, come madre, sceglie una altrettanto umile e sconosciuta bambina,
Maria.
E nel
silenzio, senza pubblicità, si consuma il grande mistero della divina umanità.
Nessun
collegamento satellitare, nessuna diretta televisiva, nessun network avrebbe
mai potuto riportarci l’accaduto.
Solo un
assordante silenzio lo accompagna ancora oggi; e ci indica le illogiche scelte
di Dio.
A noi
che cerchiamo sempre il consenso, la notorietà, l’efficienza, la produttività,
Dio propone una logica nuova, diversa, la logica del “nascondimento”, basata
sull’essenziale, sul mistero, sulla profezia, sulla verità di sé, sulla fede
sincera, che ottiene sempre risultati imprevisti e sconcertanti; basata
soprattutto sull’umiltà, una virtù misconosciuta e oltraggiata dall’uomo, fin
dalla sua creazione.
Siamo
alla fine dell’Avvento: tra cinque giorni siamo a Natale.
Dopo la
figura di Isaia, il profeta dell’annuncio del Messia, dopo il Battista, il
precursore che addita il Messia già adulto, oggi è d’obbligo fermarci a
meditare sulla terza grande figura dell’avvento: su Maria, la figura centrale,
colei cioè che offre il suo grembo per il divino concepimento del Dio uomo.
E che
messaggio ci trasmette in pratica Maria? “Accogliete il Signore. E non soltanto
in occasione dell’imminente natale, ma in ogni momento della vostra vita!”. Ma
cosa significa “accogliere il Signore”?
Significa
fare come ha fatto lei: significa accettare i Suoi progetti, le Sue proposte,
lasciarsi portare da Lui, fidarsi di Lui. Ogni giorno, dovunque, sempre, in
ogni situazione. Significa accettare di diventare la sua casa, significa
accoglierlo in noi, ospite unico, infinito, nella sua luce, nel suo amore,
nella sua bontà. Senza paure o condizionamenti.
“Non
temere, Maria”.
Certo, non è stato sicuramente facile per Maria accogliere questo progetto di
Dio: una scelta che doveva essere assolutamente libera, da innamorata, nonostante
le enormi difficoltà che le comportava. La sua è stata una risposta generosa,
franca, consapevole ma, soprattutto, una risposta dettata dall’amore.
Una
risposta, quella di Maria, completamente diversa dalle nostre, legate alle
circostanze, succubi del rispetto umano, stanche sul nascere, condizionate dai
nostri calcoli e dal nostro tornaconto.
Per noi
risulterà sicuramente impossibile ricordare i nostri numerosi “si”, ripetitivi
e frettolosi, espressi a Dio nel momento del bisogno! Quante distrazioni,
quanti tentennamenti, quanta ignoranza, quanta superficialità! Altro che
risposte libere e gioiose continuano ad essere le nostre! Sono in pratica lo
specchio di quella che è la nostra vita: azioni calcolate, egoistiche, interessate,
volubili. Ma per Dio queste non sono delle “risposte”: Egli pretende in esse un
consenso irrevocabile, irrinunciabile, definitivo; un’adesione totale della nostra
esistenza, senza mai pretendere nulla in contropartita.
Certo,
è sicuramente lecito avere dei dubbi. Li ha avuti anche Maria: “Come è
possibile questo?”. Ma i dubbi sono a monte, precedono la risposta; devono
semmai essere l’occasione per dare una risposta ancor più vincolante e
cosciente, più consapevole, più autonoma.
I dubbi
servono infatti per accrescere la nostra fede. Perché avere fede significa riporre
in Dio le nostre certezze, sempre, in qualunque situazione della nostra vita,
bella o triste che sia; significa fortificare le nostre risposte, renderle
irremovibili, immutabili, togliere loro qualunque possibilità di ripensamenti; significa
poter superare qualunque ostacolo ci si pari davanti, come Gesù stesso ci ha
assicurato: perché “tutto è possibile a chi crede” (Mc 9, 23).
“Eccomi,
sono la serva del Signore”;
con queste parole Maria ha fatto il suo atto di fede. Ha creduto, ha accolto
Dio nella sua vita, si è affidata a Lui, ha messo la sua vita a completa
disposizione di Dio. Questa è fede; questo significa credere veramente. Questo
è l’esempio che dobbiamo seguire, il modo con cui anche noi dobbiamo rispondere
alla nostra chiamata.
La fede
di Maria non è stata tanto nel credere a un certo numero di verità, quanto
nell’essersi fidata ciecamente di Dio, nell’essersi completamente abbandonata a
Lui.
Maria ha
accolto Dio nella sua vita. Ha creduto che “nulla è impossibile a Dio”.
Ha detto il suo "sì" a occhi chiusi, in maniera totale e gioiosa. Ha
concepito Cristo, come dice S. Agostino, “prima nel cuore che nel suo corpo”.
È questo
l’esempio luminoso che ci viene proposto oggi da Maria. Imitiamola dunque,
imitiamola con fede, “concepiamo” anche noi Gesù nel nostro cuore. Diventiamo
partecipi di questa sua sublime vocazione. Del resto, come hanno scritto Origene
e S. Bernardo, “che beneficio avrei, se Gesù fosse nato soltanto una volta a
Betlemme, e non continuasse a nascere per fede nel mio cuore?”
Ecco:
dobbiamo far nascere Gesù in noi; dobbiamo accoglierlo nella nostra vita con
tanta fede, nella grazia e nella santità che ci porta, nell'amore al prossimo,
così come Lui stesso ci ha insegnato durante la sua vita terrena.
Proprio
quando pensiamo di avere sbagliato tutto nella vita, quando non siamo
soddisfatti dei risultati ottenuti o ci sentiamo attratti dall’assordante
richiamo del mondo, guardiamo a Nazareth, guardiamo al silenzio di Maria, alla
sua umile dedizione, al suo composto modo di fare, e lasciamoci sbalordire,
lasciamoci incantare da tanta semplicità e fedeltà. Anche noi, sul suo esempio,
non abbandoniamo, non rinunciamo, non molliamo mai; per nessuna ragione.
Tra una
settimana è Natale. Presentiamoci anche noi a Betlemme, umilmente, senza
pretese, così come siamo: ascoltiamo anche noi la voce del Signore che
silenziosamente dice al nostro cuore: “lasciati amare; non preoccuparti di come
hai preparato il tuo avvento, sono io che ti vengo incontro!”. Che vogliamo di
più da Dio? Egli è così: dobbiamo solo aspettare; dobbiamo chiudere gli occhi,
e lasciarci finalmente incontrare! Amen.
Tu sei Dio,
nostra salvezza,
inquietante tenerezza!
Ti sei fatto
carne nella fragilità,
Debolezza che
invaghisce,
Povertà che
domanda e affascina!
Intuirti è
meraviglia,
riconoscerti è
gioia,
incontrarti è
stupore,
abbandonarsi a Te
è amore.
È tormento.
È pace.
Amen!
BUON ANNO 2021
A tutti voi, amici e compagni di viaggio, con
FB, KENOSIS, L’APOLOGETA,
Roma, Natale 2020
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