Il Natale ci ricorda che tutti abbiamo il compito di far nascere il Bambino Divino che si trova dentro di noi. Un bambino che, con la nostra vita, con le nostre scelte, continuiamo a nascondere, ignorare, seppellire nel profondo del nostro io: ora, per trovarlo e riportarlo al centro della nostra attenzione, del nostro cuore, abbiamo due diverse soluzioni da adottare, due strade da percorrere: quella di Erode e quella opposta dei Magi. La prima è la più semplice, in quanto ad Erode non interessa conoscere Gesù, anzi lo vede come un nemico, un pericolo, una presenza scomoda, e per questo lo vuole "uccidere", e risolvere il problema una volta per tutte. La seconda strada, invece, è quella dei Magi, di coloro che "lo cercano", che sono disposti a mettersi completamente in gioco per trovarlo ad ogni costo, convinti che Gesù è l’unico che può offrire la Vita autentica e una stabile felicità. Noi dunque siamo di fronte a questo bivio: possiamo essere tanti Erode o possiamo essere come i Magi. Ma quello che conta è che dobbiamo fare la nostra scelta!
Certo le situazioni della vita sono diverse per ciascuno di noi, molto diverse; ma tutti indistintamente, buoni e cattivi, abbiamo in comune una grande ricchezza: la presenza di Gesù dentro di noi; un Gesù che pazientemente aspetta di incontrarci, di ottenere tutta la nostra attenzione. Da questo punto di vista siamo tutti fortunati e tutti abbiamo le stesse potenzialità.
I Magi, dice il vangelo, “vennero da Oriente”: hanno percorso un cammino lunghissimo. Noi invece ci illudiamo; pensiamo che trovare Dio sia un fatto semplice, un passatempo, una cosa spontanea, automatica; siamo convinti che l’incontro con Dio, vale a dire l’adesione seria e totale alla nostra vocazione di cristiani, avverrà tranquillamente ad un certo punto della nostra vita, senza fare un passo: di punto in bianco, magari mentre siamo comodamente seduti in casa, davanti alla tv, con accanto un bel bicchiere di coca e la busta dei pop-corn.
Ma non è così. Vogliamo veramente trovare Dio, il “nostro” Bambino, quel Gesù che abita nel nostro cuore? E allora dobbiamo cercarlo! E lo dobbiamo fare decisi, con tutte le nostre forze, con tutta la nostra attenzione, con tutto il nostro entusiasmo. Non certo girandoci i pollici!
I Magi, come ho detto, partono da lontano: sono persone ricche, vivono negli agi, nel lusso, sono dei “re”; stanno benissimo già così come sono; non hanno alcun bisogno di intraprendere un viaggio faticoso, pieno di imprevisti, senza alcuna certezza di trovare alcunché, diretti verso l’ignoto, verso il mistero. Eppure lo fanno: rispondono generosamente al quel bisogno imperativo che sentono nascere dal loro cuore, dalla loro anima: il bisogno di trovare e incontrare il Dio Vero. Il viaggio, la ricerca affannosa di scoprire il Divino, diventano da quel momento il loro respiro, il loro anelito costante.
Erode invece si comporta in maniera completamente diversa: lui non intraprende nessun viaggio; schiavo dei vizi, del lusso e dell’avarizia, non fa alcuna ricerca; non vuol fare fatiche inutili; rimane a Gerusalemme, sfruttando le fatiche ed il lavoro degli altri: se ci saranno novità, c’è chi gliele riferirà. Troppo impegnato a gozzovigliare, non troverà nessuno. Perché chi non “parte”, chi non si muove, chi non si mette in viaggio, non arriverà mai a niente.
I Magi dunque partono per il loro lungo viaggio. Ma chi sono poi questi “maghi” o “magi”? Beh, dobbiamo dire che, per la Bibbia, i “maghi” sono una presenza imbarazzante, inammissibile, sempre negativa, eccetto in questo passo del vangelo. Il termine "maghi" in greco significa infatti "imbroglioni, ciarlatani, coloro che predicano menzogne" (Gr 27,10). Che ci fanno allora questi ceffi davanti alla culla del Dio Bambino? Perché Matteo, unico evangelista, ce li infila dentro, dopo averli ribattezzati col nome ingentilito di “Magi”?
Molto probabilmente perché in loro ha visto proprio noi, l’umanità peccatrice: se lo hanno fatto loro, con tutte le loro deficienze, perché non possiamo anche noi prostrarci per adorare il Dio Bambino? Noi, altrettanto negativi, troppo spesso senza dignità, volentieri lontani da Dio, immersi nel peccato?
È questo il lato positivo della loro impresa: ci hanno fatto capire ciò che è veramente importante nell’esistenza umana: la ricerca cioè di un Dio che sazia l'anima, che rende veramente felici i nostri cuori; un Dio per cui vale la pena di vivere e di morire.
Per farlo essi si sono guardati dentro, hanno meditato, hanno consultato le stelle: anche noi, per arrivare al Bambino Gesù, dobbiamo fare altrettanto: dobbiamo guardarci dentro, scrutare i nostri cieli e le nostre stelle. Non abbiamo altra possibilità! Ma purtroppo non è facile: molte persone farebbero di tutto pur di non guardarsi dentro! Perché farlo, significa scoprire che non siamo come pensavamo di essere; significa scoprire che ciò che credevamo amore non è affatto amore, anzi; significa scoprire dolori, pianti e grida che non vorremmo né sentire né affrontare; scoprire che la realtà non è quella che vediamo; scoprire che dentro di noi c'è tutto un mondo che non vogliamo vedere, che ci nascondiamo, che teniamo ben chiuso a chiave in qualche angolo della nostra coscienza.
Noi siamo quindi più disponibili a seguire l’esempio di Erode: di colui che non si guarda dentro, perché, forse più di noi, ha paura di ciò che vedrà; di colui che si limita ad appoggiarsi agli altri, ai Magi, ai sommi sacerdoti e agli scribi; di colui che cerca il profitto personale, rubando le iniziative altrui.
Se vogliamo trovare "Dio", anche noi, come i Magi, dobbiamo cambiare tutte quelle certezze che crediamo "verità", che invece sono soltanto illusioni, falsità, menzogne. Perché quello di cercare Dio è un viaggio che intende trasformarci, farci diventare degli autentici figli di Dio, farci cioè diventare esattamente come siamo stati pensati, voluti e creati da Dio.
È un viaggio, quello di cercare Dio, durante il quale ci possiamo perdere. È vero. È stato così anche per i Magi: hanno perso la loro stella e non sapevano più dove andare. Ma questo “perderci” deve servire per ritrovarci: dobbiamo cioè rinunciare sul serio alle nostre idee, alle nostre convinzioni, per trovarne di più profonde, di più valide, di più durature. Dobbiamo insomma abbandonare le nostre certezze provvisorie e fittizie, per trovare Dio, Verità immutabile. Dobbiamo perdere gli "amici" di questo tempo per trovare nuovi amici, nuovi compagni di viaggio, anch'essi alla ricerca del Dio Amore. Dobbiamo perdere la nostra immagine esteriore per trovare quella interiore, l’autentico “noi stessi”. Dobbiamo perdere il nostro instabile controllo della vita, per affidarla interamente a Lui, consapevoli che Lui soltanto è il nostro Maestro, la nostra Guida, la nostra Sicurezza. Amen.
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