mercoledì 7 marzo 2012

11 Marzo 2012 – III Domenica di Quaresima

«Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi…» (Gv 2,13-25).
Siamo in prossimità della Pasqua, la festa ebraica per eccellenza. Tutti sono invitati in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. È quindi, soprattutto in quei giorni, il luogo di maggior affluenza di popolo, tantissima gente si trova a passare, e – come anche oggi accade davanti ai santuari – ciò comporta una concentrazione di attività commerciali. Il pio ebreo sapeva bene che la legge in questi casi gli prescriveva di non presentarsi davanti a Dio “con le mani vuote”. Doveva cioè portargli, sacrificargli qualcosa: il sacrificio consisteva appunto nell’offrire a Dio un “dono”, un oggetto, un animale, dei soldi, in segno di amore e di gratitudine, riconoscendo che Lui è l’Assoluto, il Grande, l’Onnipotente, che tutto viene da Lui.
La gran confusione quindi di banchi, di venditori, di animali, di merce varia, che vi regnava, oltre che legale, era anche naturale, ovvia. Come ovvia era anche la presenza dei cambia valuta. Gli Ebrei che venivano da lontano, disponendo di monete con le raffigurazioni pagane dell’imperatore o degli dei, dovevano necessariamente cambiarle con le monete ebraiche, perché solo così era possibile versare al Tempio la tassa in denaro.
Il rischio però di tutto questo era che tutto si riducesse ad un gesto formale. Un’azione che uno compiva meccanicamente, senza alcun coinvolgimento interno, dell’anima.
Questo episodio, raccontato da tutti gli evangelisti , è un episodio insolito e strano nella vita di Gesù. Gesù è assalito dalla rabbia, dalla “passione di Dio”, e inizia a menar colpi a destra e a sinistra. Se non fosse riportato nel vangelo, non potremmo credere ad una cosa del genere. Una decisa e plateale opposizione alle legge corrente: non dimentichiamo che tutto ciò contro cui Gesù si scaglia era religioso, legale, ammesso per motivi rituali; gli animali e le offerte erano i sacrifici per propiziarsi Dio.
Quindi Gesù, agendo così, si scaglia contro la religione del tempo e del tempio, proprio contro quel tipo di “legalità”. Gesù non accetta una religione formale, esteriore, disumana, ingiusta. Sembra dire: “Qui Dio non c’è. Qui si parla di Dio, su Dio, per Dio, ma non con Dio”. Non sopporta falsità.
Quando noi pensiamo a Gesù ce lo immaginiamo buono, remissivo, pacifico, dolce e tenero; ma, fratelli, Gesù non è solo così. Per esempio i vangeli ci dicono che non è per nulla tenero con i sacerdoti, con gli scribi, con gli “addetti ai lavori”, con i farisei, i puri, i “separati” (quelli cioè che si ritenevano superiori agli altri). Gesù con loro è immediato, diretto; è furente perché predicano bene ma razzolano male, opprimono e rapinano le vedove (Lc 20,47); conoscono benissimo la Bibbia ma non la mettono in pratica (Mt 23,1-9); ai sadducei, ai nobili, ai ricchi del tempo, Gesù rinfaccia la loro doppiezza, la loro ipocrisia. Ma neppure con la folla, con la gente comune sarà tenero, quando si accorgerà che lo seguono solo per mangiare a sbafo (Gv 6,26).
Ma allora Gesù fu un uomo tranquillo? Fu un uomo di pace? Certamente: ma non come lo intendiamo noi.
Gesù dice apertamente: “Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada” (Mt 10,34). Gesù non è venuto a portare la nostra “pace”: “Ma sì, lascia perdere!; che ti metti a discutere? è sempre stato così; non puoi farci niente; tira a campare, non t’impicciare! Cge s’arrangino da soli!”. Ma questa, fratelli, è la pace dei cimiteri, la pace del compromesso, la pace dell’egoismo, della paura.
La pace di Gesù è invece costruire il mondo così come Lui l’ha pensato: giusto, bello, ospitale, caritatevole per tutti i suoi figli. La sua pace non è quella di chi non vuole fastidi e rogne, di chi non si impiccia degli affari degli altri, di chi non vede, non sente, non parla, non c’era; di chi del prossimo non gli interessa proprio niente! È per questo preciso motivo che Gesù sa essere anche aggressivo. Se non lo fosse stato, farisei e scribi avrebbero avuto la meglio. Con il suo gesto invece Egli intende troncare un tipo di rapporto con Dio che era fondato esclusivamente sul sangue e sulla macellazione degli animali; non servono più vittime animali: il vero, autentico, unico agnello, destinato ad essere immolato per la salvezza di tutti, è Lui; proprio Lui: per questo ha assunto la natura umana. Con Gesù abbiamo la rottura definitiva e totale con il vecchio sistema di fare culto a Dio e di fare religiosità. È Lui il nuovo culto, il nuovo tempio. È Lui il luogo santo di Dio. Non serve più andare al tempio, come una volta, per propiziarsi Dio; per ringraziare Dio, oggi si va da Gesù. Dio lo si ama veramente non offrendogli degli animali, delle cose, dei beni, delle offerte, ma offrendogli noi stessi, la nostra persona, la nostra vita. Il vero culto non è più il tempio, ma è l’uomo nuovo.
Da qui, anche il valore dei nostri luoghi di culto, delle nostre liturgie, viene completamente stravolto. Andiamo pure in chiesa, fratelli; facciamo pure le nostre offerte, offriamo pure i nostri digiuni, i nostri sacrifici; ma, come ho detto, ricordiamoci che il vero culto a Dio passa soltanto attraverso il cambiamento del nostro cuore e della nostra vita.
Non abbiamo alternative con Gesù: o siamo “tempio di Dio” o “tempio di mercato”. Se non ripuliremo la nostra anima, il nostro cuore, il nostro esistere, da tutti i venditori e i cambiavalute di questo mondo corrotto, cui diamo ospitalità, saremo inesorabilmente “rivoltati”, cancellati. Se non lo facciamo sarà il mondo ad impadronirsi progressivamente della nostra fantasia, della nostra creatività, vitalità, gioia, pienezza, spiritualità; tutto ciò che di meglio e santo abbiamo, sarà svilito, svenduto per poche monete, calpestato senza riguardo.
È questo il profondo messaggio della Parola di oggi, fratelli; è questa la grande scelta che ci è chiesta: scegliere decisamente se essere “tempio di Dio” o “tempio di mercato”.
Nel tempio di Dio non possiamo “svendere” nulla, non esistono compromessi, occasioni, affari; non ci sono idee, principi, valori, che la nostra coscienza può barattare impunemente; non possiamo far finta di nulla e chiudere gli occhi. Nel tempio di Dio non possiamo compromettere la nostra fede, diventando possibilisti su tutto; non possiamo piegarci all’andazzo del mondo. Solo nel tempio di Dio possiamo vivere la vita vera, quella giusta, quella che appaga, nella giustizia e nella carità, ogni nostro desiderio.
Nel tempio del mercato tutto invece “è possibile”, tutto si può accomodare; basta non voler sentire, né vedere: ignorare sempre e tutto; l’importante è che ci sia sempre un tornaconto: ci sono le lobbies da servire, da coltivare, ci sono i favori clientelari, il servilismo, il doppio gioco. Siamo su un altro versante: nel “tempio del mercato” l’anima non vive, ma entra in asfissia e muore.
Quante persone, fratelli miei, sono all’esterno, di fronte al mondo, un tempio meraviglioso, splendido, pieno di luce; mentre all’interno, nella loro anima, sono soltanto mercato maleodorante, basso interesse, impostura. Gesù lo sa bene, ci conosce tutti molto bene: «Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo» (vv. 24-25). Come a dire: Vigilate, siate prudenti, perché è possibile che qualche “tempio di mercato” si mascheri, si rivesta da “tempio di Dio”, portandovi all’inganno.
I falsi dèi, gli idoli, tutte le menzogne, amano sempre indossare l’abito della virtù: sanno mimetizzarsi alla perfezione: guardiamo perciò alla loro coerenza tra il dire e il fare; diffidiamo di quelli che amano strombazzare ai quattro venti le loro opere “buone”; di quelli che ti sussurrano: “lo faccio solo per te”; “sono tuo amico”; “lo faccio solo per il tuo bene”.
Ogni “tempio di mercato” ambisce mascherarsi da “tempio di Dio”. Non facciamoci ingannare!
E noi? Se ci accorgessimo che la nostra vita, nonostante tutto, ha toccato il fondo, è ormai già ridotta a “tempio di mercato”? Che dobbiamo fare? Dobbiamo disperarci pensando di essere irrecuperabili e abbandonare tutto? Oppure dobbiamo rimboccarci le maniche e buttare tutto all’aria come ha fatto Gesù? Ebbene sì, fratelli. Dobbiamo proprio rovesciare fuori tutti i nostri banconi con quello che contengono. È duro ammetterlo, ma è indispensabile.
Certo, per fare questo, abbiamo bisogno di molta forza, di molta passione, di molta decisione. Non possiamo abbandonarci alla deriva. Dobbiamo armarci di una buona “ramazza” e fare letteralmente piazza pulita nel nostro cuore e nella nostra mente: di tutti i venditori di false immagini, di false illusioni, di false felicità; di tutti i cambiavalute, di tutta la gente del compromesso, di chi ci assicura che “tutto è conciliabile”, che tutto è possibile, che “se è legale è anche morale”, che “se lo si può fare, va bene”. Non confondiamo, fratelli, quello che è “legale” con quello che è “giusto”. Se una cosa è legale, non sempre è anche giusta. Quante cose oggi sono legali, ma non sono assolutamente “giuste”, non sono condivisibili dalla nostra morale cristiana e cattolica. Ascoltiamo la nostra coscienza. Tutti abbiamo una coscienza, no?: apprezziamo e valorizziamo i suoi suggerimenti, non consideriamola fuori moda! Non riduciamoci a praticare una religione puramente “esteriore”, ad uso esclusivamente dell’approvazione e del plauso di chi ci guarda; non pensiamo di assolvere tutti i nostri doveri di cristiani semplicemente firmando l’8 per mille destinato alla Chiesa cattolica, o facendo un cospicuo versamento per il sostentamento del clero o per la Caritas diocesana. In altre parole non viviamo il nostro cristianesimo accettando acriticamente qualunque proposta “religiosa”, da chiunque ci venga fatta, solo perché etichettata col nome “bontà”, “generosità”: Dio si aspetta ben altro da noi! Per esempio di purificarci. Dove “purificare”, significa rendere puro, riportare completamente a nuovo, eliminare qualunque imperfezione. Beh, non è che sia proprio una passeggiata; ci vuole invece molto amore, molta passione, molta forza, molta preghiera.
Ma noi dobbiamo ripulirlo, questo nostro tempio, dobbiamo metterlo in ordine; dobbiamo purificarlo, restaurarlo, nella verità e nell’amore. Questo è il compito importante che ci aspetta, fratelli; non perdiamo tempo, diamoci da fare. Amen.


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