Così anche per i pastori: «I pastori andarono senza indugio». Gente ignorante, rozza, che ascoltano immediatamente l'invito dell'angelo. Che fine hanno fatto i capi religiosi? Perché Gerusalemme non c’è? Perché gli amanti e gli eruditi della Legge non vanno a far visita a Maria e a Giuseppe? Perché ci vanno solo i pastori e i maghi, tutta gente che per quel tempo era di malaffare? Perché da sempre Dio non agisce secondo la nostra logica, i nostri criteri. Lo ha fatto ieri, lo fa oggi, lo farà domani, sempre.
Dio ha in mente per loro, come per ciascuno di noi, un viaggio strepitoso, incredibile, eccezionale. Ma non può farlo, non può realizzarlo, se noi non ci stiamo, se noi non ci fidiamo di Lui, se noi gli resistiamo, se noi continuiamo ad opporci, a voler fare di testa nostra, a voler dirigere noi da soli la nostra vita, ad essere noi gli unici a stabilire cosa va bene per noi.
Dio invece sceglie soltanto chi è disponibile, agisce solo in chi si fida di Lui, solo in chi può dire, come Maria: “Va bene, non so dove mi vuoi portare, ma mi fido di te. Sia ciò che deve essere e andiamo! Dirigi tu la mia vita e io ti seguirò”.
Maria, Giuseppe, i pastori, i Magi, i profeti, tutti i grandi personaggi dello spirito, furono persone che si fidarono, che si misero nelle mani di Dio e si lasciarono portare, si lasciarono plasmare come morbida creta.
E non è meraviglioso riuscire a far così? “Signore, portami dove tu vuoi ed io ti seguirò”: sì, meraviglioso, perché questa è fede autentica, fratelli. Non chiacchiere.
Iniziando questo anno nuovo la liturgia ci dice di imitare Maria, di dedicare del tempo al “dentro”, di accorgerci di Dio. Purtroppo nella nostra vita spesso manca un dentro, ci lasciamo stravolgere dal vissuto, le cose insignificanti diventano fondamentali.
Siamo come bucato ammucchiato nella bacinella: ci serve un filo a cui appendere tutte le cose ad asciugare. Il nostro centro unificatore, il nostro filo, è la fede: un centro prezioso, essenziale, indispensabile.
E allora, fratelli, in questo anno che inizia, assumiamo seriamente l’impegno di ripartire nuovamente da Dio, di mettere l’ascolto della Parola, e la sua meditazione, al centro della nostra giornata. Guardiamo a Maria, viviamo ogni giorno come lei, ripetiamo continuamente con lei: “Signore, io mi fido di te; Tu conducimi e io ti seguirò, dovunque mi porterai. Smetterò di importunarti, di assillarti continuamente con le mie domande risentite sul perché certe cose succedono, sul perché succedono proprio a me, che in fin dei conti non ho fatto nulla di male; smetterò di mettere ostacoli al tuo volere, di tirarmi sempre indietro. Qualunque cosa mi accada, so che Tu vuoi così, vuoi farmi passare proprio di là. Tu hai sempre un motivo ben preciso nelle cose, ed io cercherò di capirlo, adeguandomi; e se non lo capirò, pazienza; perché comunque io mi fido di Te. So che se l’hai permesso è per il mio bene, perché devo imparare qualcosa; ed io cercherò di impararlo con tutte le mie forze. Mi lascerò trasportare da Te: Tu guidami e io ti seguirò; tu davanti e io dietro. Sempre. Promesso”.
Potessimo, fratelli miei, vivere con questa disposizione d'animo tutti giorni di questo nuovo anno! Tutte le nostre ansie svanirebbero d’incanto, e troveremmo dentro di noi una forza irresistibile, quella della fede, e una pace infinita, quella del sentirci amati.
Dio ha potuto fare con Maria tutto quello che ha fatto, perché lei è stata disponibile.
Ma Dio non ha scelto solo Maria; Dio sceglie anche tutti noi. Dio sceglie me e sceglie te.
E noi dobbiamo soltanto dirgli: “Sì”. E poi lasciarci andare, abbandonarci, lasciarci portare da Lui. Certo, nessuno mai ci garantirà che tale viaggio sarà facile; anzi sappiamo già fin d'ora che sarà un viaggio duro, intenso, senza soste; ma sarà un viaggio che ci realizzerà, che ci farà raggiungere un traguardo, che mai avremmo pensato di raggiungere da soli.
Viviamo sull’esempio di Maria. Celebrare Maria “donna del sì”, ad inizio anno, vuol dire dunque adeguarci a Lei, voler imparare tutto da lei. Vuol dire riporre nel suo cuore di mamma, tutte le nostre insicurezze; vuol dire pronunciare con lei il nostro “Sì” al Padre.
Fratelli miei, questo vuol dire fare nostra la vera pace; vuol dire raggiungere quella felicità che non tramonta mai. Perché solo così capiremo che Dio ci ama; solo così cadranno le tenebre che oscuravano i nostri occhi, e potremo finalmente specchiarci nel volto splendente di Dio.
Ed è proprio questo l'augurio che intendo formulare per ciascuno di voi oggi; me lo suggerisce la Scrittura: «Vi benedica il Signore e vi custodisca. Il Signore faccia risplendere per voi il suo volto e vi dia grazia. Il Signore rivolga a voi il suo volto e vi conceda pace» (Nm 6,24-26). “Faccia risplendere il suo volto”: uno splendido semitismo per significare il “sorriso di Dio”, la sua completa apertura nei nostri confronti, la sua più totale disponibilità e “cordialità”: immaginate? Dio ci guarda, ci sorride, e il suo volto si illumina di amore. Come un Padre amoroso, sopraffatto dall'emozione per aver finalmente ritrovato i suoi figli tanto amati, ancorché ombrosi, sospettosi, feriti, incerti, indifesi. Ecco, è questo che vi auguro cordialmente, fratelli, per i prossimi mesi: possiate sempre cogliere in tutti gli eventi della vostra vita il volto sorridente di Dio. Qualunque sia l'evento, triste o gioioso. Sì, fratelli: perché Dio ci sorride sempre; e ci sorride perché ci ama.
Ebbene, questo volto di Dio sorridente, lo abbiamo sotto i nostri occhi proprio in questi giorni, nel neonato Gesù. Dalla sua culla, il Dio bambino ci sorride; non è imbronciato, non è impenetrabile, non é scostante, né innervosito. Egli ci sorride e ci invita, ci chiama, semplicemente. Egli non deve essere mai un problema per noi. Perché non lo è. Assolutamente. Il problema, semmai, siamo noi, cari fratelli. Siamo noi, troppo spesso imbronciati, impenetrabili, nervosi; noi che nei momenti di contrarietà, di fatica e di dolore, smettiamo di guardarlo fiduciosi in volto, e ci lasciamo travolgere dallo sconforto; noi che allora non vogliamo più saperne di lui, noi che allora non scorgiamo più in Lui alcun sorriso, ma solo una “ingiusta” severità.
Ma, fratelli miei, ci rendiamo conto di quanto siamo incoerenti, di quanto siamo scorretti? Come possiamo pretendere che Dio risolva sempre, in ogni caso, i nostri problemi? Che ci appiani continuamente la strada, che ci renda la vita facile facile, senza alcuna difficoltà o avversità? La vita è un mistero, fratelli, e come tale dobbiamo accoglierla e rispettarla. E se poi la Parola ci dice che Dio ci sorride - e Dio ci sorride sempre, garantito! - ci sarà pure un motivo, non vi pare? Ci sarà pure una ragione, che magari ignoriamo, non vediamo, o non vogliamo capire? Ma ripeto: non importa quello che pensiamo noi; quello che conta veramente è che Dio continua a sorriderci. In paziente e amorosa attesa. E questo ci deve bastare. Dobbiamo semplicemente fidarci! Come Maria. E vedrete, non ce ne pentiremo. Amen.
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