giovedì 18 febbraio 2010

21 Febbraio 2010 - I Domenica di Quaresima

Al centro della liturgia di oggi, per antichissima tradizione, c'è l'episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto: Gesù si è fatto in tutto simile a noi: ha affrontato le prove e le tentazioni più grandi. Ha vissuto questo momento di sofferenza e di solitudine. Ma ha vinto il maligno: lo ha vinto con la Parola di Dio e con la sua fiducia piena nel Padre dei cieli. E' interessante notare che ad ogni tentazione del maligno Gesù risponde con una frase chiara della Bibbia, della parola di Dio. Nella parola di Dio c'è sempre la chiarezza, la decisione, la luce e la forza per vincere la tentazione e il male.
Anche noi siamo tentati, tante volte e in tante situazioni della nostra esistenza. Anche noi possiamo vincere le tentazioni con la luce e la forza della Parola di Dio. Sarebbe molto bello e sarebbe la nostra salvezza se nelle tentazioni e nei problemi che incontriamo potessimo ricordare una frase, una parola di Dio e su quella costruire il nostro lavoro interiore, il nostro impegno e di conseguenza, la nostra vittoria, la nostra maturazione. Infatti è normale che ci siano tentazioni e prove; non ci devono spaventare troppo; ci sono date perché abbiamo ad affrontarle e vincerle. La tentazione può diventare occasione di maturazione, di libertà, di maggiore amore a Dio e al prossimo. Ecco perché la Bibbia dice: "Chi desidera seguire il Signore, si prepari alla prova". Il vangelo delle tentazioni e tutto l'itinerario quaresimale simboleggia il cammino della vita, che è fatto di prove e di vittorie, di fatiche e di serenità, di peccati e di perdono, della nostra fatica nella fede e della bontà di Dio che sempre ci viene incontro, di chiusura egoistica in noi stessi e di apertura all'amore sincero del prossimo.
Nella quaresima possiamo trovare la verità profonda della vita di Dio e della nostra vita, della nostra debolezza e della nostra salvezza: la quaresima infatti sfocerà nella morte e resurrezione di Gesù, nostro unico salvatore.
Ripercorriamo un po' le tre tentazioni di Cristo:
1) « Se sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane»; «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
È la tentazione del materialismo, del consumismo, della illusione della felicità da trovarsi nelle cose materiali. Per i problemi della nostra vita, per i problemi della società e i drammi dell'umanità ci vuole ben altro: valori importanti, il senso della vita, la sapienza del cuore. Basterebbe guardare di che cosa c'è soprattutto bisogno nel cuore dei giovani, nella vita delle nostre famiglie!
2) «Ti darò tutti questi regni se prostrato, mi adorerai». « A Lui solo ti prostrerai e a lui solo adorerai».
È la tentazione dell'orgoglio, del contrapporsi a Dio, del voler vivere senza di Lui, illudendoci di essere noi stessi i padroni della nostra vita. Basterebbe pensare quanto poco facciamo riferimento a Dio nella nostra giornata o lo sentiamo poco importante nella nostra vita. Addirittura possiamo pensare che Lui ci voglia togliere la gioia, la possibilità di vivere e agire come ci piace. Ma Dio non è il concorrente dell'uomo, è la piena realizzazione dell'uomo!
3) «Buttati giù, sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te». «Non tentare il Signore Dio tuo!»
Il maligno propone a Cristo l'uso spettacolare del miracolo. Questa tentazione ritornerà più volte nella vita di Gesù, quando gli chiedono un segno, quando è davanti a Erode e fin sulla croce: «Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce».
È la tentazione della vita facile, anziché ricordare che la strada è erta e scoscesa; del fuggire dalla propria fatica, anziché credere al valore grande del sacrificio e del dono di sé; dell'imporsi, anziché farsi servi e fratelli degli uomini. Se Cristo avesse rifiutato la croce, non avrebbe salvato il mondo, secondo la vera sapienza di Dio.
Il mondo sperimenta anche oggi molto spesso queste tentazioni e si lascia andare a tanti mali.
Si tratta di fare nostra la preghiera: «Non ci indurre in tentazione»: cioè non permettere che cadiamo in quelle tentazioni che sono il nostro male.
Si tratta ancora di attuare quel digiuno quaresimale che i primi cristiani chiamavano "digiunare dal mondo". Esso consiste nel non conformarsi alla mentalità del mondo, nell'astenersi non solo dalle cose peccaminose, ma anche da quelle inutili, superflue che appesantiscono lo spirito e legano l'anima e il corpo alla terra.
Si tratta di aprirsi sempre più ai valori dello spirito, alla presenza operosa del Signore, alle realtà che hanno già il loro valore sulla terra e che dureranno per l'eternità.
Il Signore ci è vicino per darci la forza di vincere le tentazioni e camminare alla sua presenza con amore e con il cuore solidale verso i fratelli.

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