giovedì 6 novembre 2008

9 Novembre 2008 - Dedicazione della Basilica Lateranense

Curiosa, la festa di oggi: in tutto il mondo i cristiani romani celebrano la dedicazione della Cattedrale di Roma, come se fosse la propria Chiesa e la domenica assume un contorno di riflessione particolare. La ragione di questa festa è semplice: la liturgia ci richiama al ruolo centrale della Chiesa di Roma nella nostra esperienza e al ruolo del luogo di culto per i cristiani. Per alcune chiese italiane la prossima settimana sarà, tra l'altro, l'occasione di riflettere sul proprio essere chiesa locale. Cos'è "chiesa"? Ci viene spontaneo pensare ad un luogo, vero? D'altronde la storia dell'arte ci consegna scenari straordinari, gare di bellezza, Cattedrali che sfidano il tempo per dare lode al Signore. Nel cristianesimo come in ogni cultura e civiltà, l'arte esprime il proprio meglio quando cerca di raggiungere Dio, quando cerca di esprimere il concetto assoluto di bellezza. Ma, amici, la chiesa ha senso solo se contiene una Chiesa, cioè una comunità. La visione cristiana del tempio è piuttosto dissacrante: non esistono luoghi che contengono Dio, ma luoghi che contengono comunità che lodano Dio. Perciò le nostre chiese sono un riferimento continuo alla Chiesa fatta da persone vive. Anzi: il rischio di ridurre a museo i nostri luoghi di culto è reale e questo ci deve spronare a costruire comunità. Cos'è la Chiesa? E' il sogno di Dio, fratelli e sorelle radunati dalla sua Parola che, mettendo al servizio del Regno i propri doni, costruiscono il luogo che rende presente l'amore di Dio. Detta così è poetica e bella, concretamente, poi, ci scontriamo con la nostra fragile esperienza di comunità... Comunità stanche gestite semi-dispoticamente da sacerdoti troppo legati al proprio ruolo, comunità-alloggio che vengono vissute come un'istituzione distributrice di servizi, comunità-fantasma nella nostre grandi città in cui chi partecipa chiede solo di essere lasciato in pace ad assolvere le proprie devozioni. No, amici, realizziamo il sogno di Dio, diventiamo – finalmente – Chiesa: radunati intorno alla Parola, vivendo il proprio ministero e la propria vocazione, lasciando da parte guru e santoni, consapevoli di essere stati scelti, facciamo diventare i nostri templi dei luoghi di incontro e di accoglienza, luoghi di stile e di vangelo, luoghi che custodiscono il pane del cammino e la parola. Conserviamo le nostre chiese, valorizziamole, ma soprattutto il restauro del fuori sia sempre secondo o contemporaneo al restauro dentro la comunità. Celebrare la Cattedrale di Roma significa prendere a cuore il destino di quel pezzo di Chiesa che abita il mio quartiere, la mia città, significa rendere presente nella realtà povera che è la Parrocchia un pezzo di Regno. Ma la dedicazione della Basilica Lateranense ci spinge ad una seconda riflessione sulla cattolicità romana, cioè sulla chiesa universale (senza confini, questo significa "cattolica"!) in comunione con la chiesa madre di Roma. La Cattedrale, luogo in cui si custodisce la cattedra, il luogo da cui il Vescovo annuncia la parola, è segno di unità per tutte le parrocchie di una Chiesa locale. Nell'esperienza della Chiesa cattolica Roma, sede dell'apostolo Pietro e luogo di martirio suo e di Paolo, riveste una centralità spirituale e una vocazione particolare, la vocazione alla custodia del deposito della fede. Di cosa si tratta? Un compito difficile affidato a Pietro e alla sua comunità: custodire la fede. In parole semplici: amico che ascolti, chi ti garantisce che la mia interpretazione della Parola sia quella vissuta da duemila anni di cristianesimo? Che io non sia uno dei tanti mullah con una mia carismatica e personale interpretazione del Vangelo? Chi garantisce a me di essere nel solco scavato dall'esperienza delle comunità illuminate dallo Spirito dono del Risorto? Semplice: la comunione con Pietro e la sua Chiesa, il guardare a quella cattedra, a quell'insegnamento che diventa tutela e custode della Parola, non la Parola influenzata dalle correnti di pensiero, interpretata a proprio comodo dall'ultima moda di turno, no: la Parola vera quella pronunciata da Gesù e riecheggiata dai testimoni. Oggi è la festa della cattolicità della Chiesa e della sua unità, della bellezza della diversità e della ricchezza dell'unione intorno al carisma di Pietro, rude pescatore chiamato ad essere roccia irremovibile nella custodia delle parole del Maestro.

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