giovedì 3 dicembre 2020

6 Dicembre 2020 – II Domenica di Avvento

“Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (Mc 1,1-8).

 Dove troviamo il Battista? Nel tempio? No. Eppure, in quanto “sacerdote”, figlio di un sacerdote, gli sarebbe spettato di diritto. Ma non lo troviamo nel tempio: il deserto è l'unico ambiente ideale per la sua predicazione: “Convertitevi dai vostri peccati”.

Nel deserto non c’è posto per la fantasia: se non fai qualcosa di concreto per vivere, muori. Lì conta solo l'essenziale. Nel deserto non ci sono fronzoli o finezze: il deserto toglie tutte le sicurezze mondane, le convinzioni inutili: nella solitudine ci troviamo davanti a noi stessi, alla nostra coscienza, e tutto ciò che negli anni abbiamo nascosto, dimenticato, tutto ciò che non vorremmo mai vedere, mai incontrare, puntualmente, crudamente, riemerge.

Nelle Chiese noi abbiamo le belle liturgie, il bel canto, la bella gente, la sicurezza: parliamo di Dio e in nome di Dio, ma continuiamo a rimanere in superficie, non ci convertiamo, non cambiamo dentro, rimaniamo sempre gli stessi, praticamente giustifichiamo “religiosamente” le nostre iniquità, il nostro vivere nelle tenebre.

Il deserto, a differenza della confusione, della folla, è autentico, aperto, sincero, non nasconde nulla; ci dice: “No, amico mio, devi convertirti e devi cambiare. Non illuderti. Non nasconderti. Dove vai? Pensi di fuggire? Cerchi di evitare la verità? È qui che si vede se ami Dio: perché se ami Dio, come dici, devi drasticamente cambiare, devi “convertire” il tuo cuore, la tua vita”.

Leggendo attentamente il Vangelo appare evidente, che per vivere coerentemente in Gesù Cristo, è indispensabile abbandonare quella che è la “nostra religione”, quella che abbiamo "addomesticata" a nostro uso e consumo, troppo spesso teatro di esibizionismi.

La religione, per definizione, ci consegna tante belle regolette, ci spiega cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare, ci rassicura, ci dice che se faremo così andremo in paradiso e se faremo colà andremo all'inferno; ci dice chi sono i bravi, i puri, gli ammessi, e chi invece sono i cattivi, gli esclusi.

Ma di tutto questo c'è ben poco, quasi nulla, nel Vangelo di Gesù. Perché credere in Lui, avere fede, significa avere un solo obiettivo: amare. Significa colmare continuamente il nostro cuore alla fonte del suo amore, per poi riversarlo su ogni creatura, su tutti i fratelli, discretamente, con rispetto, compassione, tenerezza.

La regola della religione è: “Quanto preghi? Quanto sei puro? Quanto se incontaminato? Quanto sei fedele alle regole?”. La regola di Gesù è invece: “Quanto ami? Quanta fiducia dai alle persone? Quanto le aiuti a crescere? Quanto credi in loro? Quanto le rispetti?

Beh, come si vede, la differenza c’è, e non da poco.

Il Battista, nonostante il suo annuncio sia duro e severo, ha grande successo con la gente, al punto che le autorità religiose si allarmano. In realtà egli dice: “Guardate che non sono io quello che deve venire, non sono io il Messia”. Ma nonostante ciò, per il potere egli rimane un pericolo. Per questo sarà diffamato. Quando non si può eliminare l'avversario basta screditarlo e diffamarlo. Se non troviamo in lui del male, parliamone male, e per tutti diventerà una persona da isolare, un male da evitare.

Ma perché con il Battista? Perché ha carattere, perché non guarda in faccia a nessuno; è uno che non le manda a dire: e questo non piace a nessuno.

Inoltre quello che dice non è tanto facile da accettare: annuncia cose insolite, novità oscure, parla di un “battesimo di fuoco”, da ricevere necessariamente, dopo quello d’acqua.

In genere noi, quando diciamo: “Sono cristiano”, lo diciamo perché siamo stati battezzati e registrati in parrocchia nel libro dei battesimi. Ma per il vangelo non è proprio così.

Battesimo, in ebraico, vuol dire “immergersi”; ma dove? Nelle tenebre che regnano dentro di noi. Anche “Giordano” vuol dire “immergersi”; e dove va a finire il Giordano? Finisce nel Mar Morto. Ecco: è esattamente questo che ciascuno di noi è chiamato a fare: immergersi “nella mortalità” di questa vita, immergersi in ciò che sembra morto, finito, senza senso, disperato, per poter riemergere dalla morte alla Vita.

Gesù, con la sua discesa nella nostra storia (la kenosi), ha rivelato che, nel buio mortale di questa vita, c'è una luce divina che non muore mai.

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!”.

Nonostante Egli fosse già stato battezzato nelle acque del Giordano, il battesimo che Gesù, con angoscia mortale, aspettava di ricevere è quello di fuoco, la tragica conclusione della sua missione sul Golgota.

Il nostro battesimo di fuoco deve essere invece un cammino dentro di noi: un cammino che per prima cosa deve eliminare tutto ciò che di negativo si è sedimentato in noi, in profondità, tutto ciò che distorce la nostra immagine spirituale: deve essere un cammino di purificazione, di liberazione, che porterà a scoprire chi siamo veramente, a far risplendere nuovamente la nostra anima, le nostre sembianze divine, quelle indistruttibili. Solo così, chi ci guarderà a fondo, potrà realmente scorgere in noi qualcosa di soprannaturale, potrà ammirare in trasparenza quel Qualcuno che abita in noi, ben più grande di noi, di cui siamo ancora soltanto una pallida somiglianza, una sfocata immagine.

Che non bastano: il nostro percorso di totale identificazione in Lui, è ancora lungo e impegnativo. Non serve averlo “programmato”: dobbiamo realizzarlo!

Non possiamo diventare pienamente figli di Dio, immagine originale del Padre, rimanendo inattivi, insensibili, sordi ai suoi continui solleciti. Vogliamo raggiungerlo e stamparlo a fuoco dentro di noi?

Diamoci allora veramente da fare: cerchiamo in questo Avvento di risanare, di ripulire a fondo, la nostra anima, il nostro cuore, la nostra umanità. Amen.

  


 Oggi il Battista, dopodomani Maria Immacolata: sono le due figure che ci conducono al Natale. Entrambi ci annunciano un figlio ma con prospettive diverse.

Maria è la madre accogliente: “C'è qualcosa che vuole svilupparsi in te, accoglilo. Se questo qualcosa, questo figlio, non è secondo i tuoi programmi, non importa, accoglilo lo stesso.

Se questo figlio ha un nome diverso da quello che tu pensavi, non importa, accoglilo lo stesso.

Se questo figlio non è come tutti se l'aspettavano e ti spiazza, non importa, accoglilo lo stesso”.

Maria, come qualunque altra donna quando partorisce un figlio, lo stringe a sé, ama “suo figlio”: non perché è il più bello, il più buono o perché è come lei se l'aspettava; lo ama perché è suo, perché viene da lei, è parte di sé stessa, perché ha bisogno del suo amore, della sua cura e della sua tenerezza.

Anche il Battista è in attesa del Messia. Anche il Battista non vede l'ora del suo arrivo. Nelle sue parole si percepisce tutta l’ansia, il desiderio per la sua venuta: “Preparate la strada e raddrizzate i sentieri”. La sua stessa vita di profeta è vissuta in funzione di Colui che deve venire.

Sì, Gesù è l'Aspettato ma non come se l'aspettava il popolo. Non è potente come un nuovo Davide, con l'esercito, le armi, le spade e i cavalli. Non è forte come un nuovo Elia, che distrugge le falsità, combatte l'ingiustizia e uccide i malfattori. Non è condottiero come un nuovo Mosè che lo libera dalla schiavitù dei nuovi Egiziani, i Romani.

Il Battista dovrà cambiare opinione e convertirsi: “Lui è diverso da come me l’aspettavo!”: e non fu per niente semplice per lui accettare questo “figlio”!

Ma il “figlio” del nostro Natale, è Colui che vuole nascere, che vuole venire a stabilirsi in noi. Anche noi dobbiamo accettare, accudire questo “figlio”: un lavoro continuo, difficile... ma è così. Se lo rifiutiamo lo uccidiamo sul nascere.

È un "figlio" che ci è anche Padre. Non è come noi lo vorremmo, è diverso: per questo lo dobbiamo accogliere com'è, soprattutto quando ci chiederà di cambiare le nostre idee, i nostri pensieri; quando ci chiederà di aprire la mente anche su ciò che per noi è inconcepibile.

Lui vuole vivere in noi. Dio vuole nascere in noi. Accogliamolo, accettiamolo, perché è lui, Gesù, che vuole nascere ogni anno in noi. Amen.

 

  

Nessun commento: