giovedì 6 febbraio 2020

9 Febbraio 2020 – V Domenica del Tempo Ordinario


“Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo…” (Mt 5, 13-16).

Il vangelo di oggi ci chiede di essere sale e luce: due elementi con effetti completamente diversi: il primo dà gusto e non si vede, la seconda invece non ha gusto ma è visibilissima e percepibile da tutti. Che vuol dire? Che dobbiamo essere nascosti, invisibili, ma assolutamente necessari e riscontrabili.
«Voi siete il sale della terra». La “terra” è la vita di tutti i giorni: cosa vuol dire allora essere sale, senso, sapore, di questa terra? Vuol dire aiutare le persone a trovare il significato, il senso della loro vita, il senso di ciò che accade.
Dobbiamo in altre parole insegnare ai fratelli a riflettere su ciò che vivono, a farsi delle domande, ad ascoltare Dio che parla al loro cuore, sempre e in continuazione.
Come? Attraverso i fatti, gli eventi e gli incontri di ogni giorno. Quante persone si chiedono continuamente: “Ma dov'è Dio?”. Dicono così perché non lo sentono, perché pensano che Lui se ne stia altrove, a farsi i fatti suoi, mentre noi dobbiamo arrangiarci quaggiù.
Ma non è così: perché Lui, al contrario, ci è sempre vicino, ci parla e ci educa continuamente. Noi allora, sale e luce, è questo che dobbiamo far capire alla gente; dobbiamo ridare loro il gusto, la conoscenza della vita.
La parola sapienza, dal latino “sapio”, vuol dire “assaggiare, gustare”. Diventeremo saggi, sapienti, se sapremo “gustare” la nostra vita, se sapremo cioè imparare dalle nostre esperienze. Tutto insegna o nulla insegna: dipende da noi. La vita è una grande scuola per chi vuole imparare. Ma solo per chi lo vuole.
“Voi siete la luce del mondo”. Quella luce che abbiamo ricevuto da Dio, dobbiamo irradiarla intorno a noi, dobbiamo trasmetterla ai nostri fratelli. “Dio”, la vita, in sanscrito vuol dire infatti anche “luce”. È Dio, allora, la luce che dobbiamo riflettere in noi e sugli altri.
Tutto l'universo sembra materia ma, come ci insegna la fisica quantistica, tutto è luce, energia. Noi anche quando ci sentiamo impastati nella materia, potenzialmente siamo sempre luce, perché in noi abita lo Spirito di Dio, perché siamo anima, siamo emozione, siamo “divino”, siamo energia, forza, fuoco, canto, musica.
Se non liberiamo lo Spirito, non ci sarà luce nella nostra vita, non ci sarà luce nel mondo.
“Siete sale, siete luce”. Le parole di Gesù sottendono sempre una ricca trama simbolica, hanno sempre la capacità di dire grandi cose con parole semplici, facendo riferimento alla concretezza della vita.
Ogni volta che ci avviciniamo ad esse, immancabilmente ci rendiamo conto che non c’è distanza tra il mistero del Regno che esse ci annunciano e i piccoli eventi quotidiani della nostra vita: perché ogni cosa ci parla del mistero di Dio, anche nei momenti più difficili: come per esempio accorgersi che la società in cui viviamo sta toccando veramente il fondo.
Inutile fingere che tutto vada bene: stiamo purtroppo vivendo un cristianesimo senza Cristo, una religione senza fede, un culto con celebrazione aride, senza vita.
Sono realtà, quelle in cui viviamo, che ci devono obbligare a riflettere seriamente.
“Siete sale, siete luce”. In questo momento drammatico della storia, dobbiamo riflettere seriamente sul compito che, come cristiani, dobbiamo svolgere in questo nostro mondo: un mondo che inconsciamente si aspetta dai noi una concreta risposta (sale), e una chiara indicazione (luce), una testimonianza insomma, che ridia alla gente speranza e ragioni spirituali per ricostruire un’esistenza più umana.
Essere luce e sale, in questo contesto, è un compito che ci fa trepidare, soprattutto se guardiamo alle nostre debolezze, alle nostre infedeltà che ci rendono tanto spesso opachi, pieni di ombre, assolutamente insipidi.
Sì, perché essere luce del mondo e sale della terra equivale a dimostrare che il nostro cristianesimo non è affatto sterile e passivo, ma al contrario dinamico, entusiasta, intraprendente: in una parola è vita intrisa di gioia e di esultanza, perché vissuta in Cristo.
Grazie a Dio abbiamo ancora tante persone che vivono questo tipo di vita esemplare: persone che per la propria carità, per il proprio altruismo senza limiti, si conquistano la fiducia dei poveri, dei bisognosi, degli emarginati. Sacerdoti, religiosi, uomini e donne consacrati, laici, che vivono nell’umile servizio della carità. Persone che troviamo negli ospedali, nelle case, nelle scuole, nell'industria. La loro carità, nonostante i loro limiti personali, è illimitata.
Ecco: se da un lato, dobbiamo aprire i nostri occhi a queste realtà e scoprire quanto di buono e di bello c’è ancora nel mondo, dall’altro dobbiamo tutti sentirci interpellati, dobbiamo tutti sentirci impegnati, nessuno escluso, perché tutti siamo stati chiamati per nome.
Dobbiamo renderci conto che la nostra vocazione di cristiani è l'amore e che, quando non amiamo, perdiamo ogni nostra brillantezza, cadiamo nel buio, e trasmettiamo solo tristezza e disperazione.
Davanti alla prospettiva di un mondiale black out di Dio, dobbiamo prendere in mano la situazione, e chiedere a Dio nuovo vigore, nuova luce, nuovo entusiasmo per combattere con la nostra umile azione l’oscurità che incombe. Non altrove, non in terre lontane, ma attorno a noi, nella nostra famiglia, nel lavoro, nelle nostre comunità, nella società civile in cui viviamo: perché è qui che dobbiamo essere fermento di vita cristiana, operatori luminosi di amore cristiano. Ogni giorno, ogni minuto che lasciamo passare per egoismo, pigrizia, orgoglio, indifferenza, è un giorno perso, un'occasione mancata. Al contrario, ogni atto di amore, di carità che doniamo all’altro, è ossigeno vitale per lui, per noi, per la società, per il mondo; perché solo così siamo sale, luce, vita, Spirito, immagine e somiglianza di Dio.
Amen.


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