mercoledì 1 agosto 2012

5 Agosto 2012 – XVIII Domenica del Tempo Ordinario

«In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» (Gv 6, 24-35).
Continua, in queste domeniche, la lettura del capitolo sesto di Giovanni. Dopo il “segno” della moltiplicazione dei pani e dei pesci e l’abbondanza con cui ha sfamato la moltitudine, Gesù invita la folla a riflettere sull’Autore del miracolo e a riconoscere che c’è un pane per la vita eterna ben più importante di quello materiale.
È in questa luce che si comprende il richiamo di Gesù alla folla che lo cerca per il pane materiale, con cui saziare le proprie esistenze.
Purtroppo l’uomo contemporaneo ha radicata nel suo cuore una congenita superficialità nel suo rapporto con il reale: la sua vita rischia di ridursi ad un accumulo di “segni” senza significato, confondendo tragicamente il “mezzo” con il “fine”.
Per questo egli è perennemente scontento. Nulla lo sazia, nulla gli basta, nulla lo soddisfa. Noi tutti siamo continuamente alla ricerca di qualcosa che ci manca, un qualcosa che purtroppo è destinato a finire nel tempo, e che – lo sperimentiamo continuamente - non arriverà mai a darci soddisfazione piena.
Così non ci basta il cibo di ogni giorno; all’indomani la fame torna puntualmente a tormentarci, costringendoci a procurarci nuovamente da mangiare. Non ci basterà mai. Non ci sazierà. Non riempirà mai la nostra fame, perché noi cerchiamo un altro Cibo.
Non ci basta il tempo che abbiamo per vivere: cinquanta, settanta, novant’anni: arrivati al dunque, il tempo non è mai sufficiente, non ci basterà mai. La fine ci sembrerà sempre troppo prematura; ci sembrerà sempre un’ingiustizia, una crudele realtà. Perché noi cerchiamo un tempo eterno, un tempo senza fine, il “per sempre”.
Non c’è abbastanza ricchezza che ci appaghi, che ci soddisfi. Oggi ne abbiamo, ma domani ne vogliamo ancora di più, e ogni giorno a venire i soldi saranno ancora il nostro tarlo quotidiano. Non basteranno mai. Se avessimo tutta la terra, vorremmo la luna; se avessimo la luna cercheremmo l’intero sistema solare; perché noi cerchiamo una ricchezza che sia in grado di riempire la nostra anima e non le nostre case o le nostre tasche o i nostri conti bancari. Noi cerchiamo una ricchezza che non passa mai. Cerchiamo la Ricchezza che resta.
Nessun successo sarà mai in grado di renderci veramente felici. Possiamo essere famosi, onorati, rispettati, emulati e applauditi. Possiamo far in modo che tutti dicano bene di noi. Possiamo essere dei miti, ma non basterà mai per renderci davvero felici. Abbiamo bisogno costantemente di nuovi e più grandi successi. Perché noi cerchiamo un’altra felicità: una Felicità che non si conquista, che non si può raggiungere qui, perché il seme che è già dentro di noi ci spinge all’eterno.
Non c’è mai abbastanza dolore per convincerci a cambiare vita. Noi sbagliamo e continuiamo a ripetere all’infinito lo stesso sbaglio. Uno, due, tre volte… e non finiamo mai; fino a quando non impareremo a fermarci, a imparare dai nostri errori, a guardarci dentro e a riconoscere le nostre ottusità. La vita, per coloro che si ostinano a volerla vivere così, senza cambiare e trasformarsi, diventa un inferno: perché se noi cerchiamo solo la stabilità, la certezza, il quieto vivere, continueremo a vivere sempre lo stesso identico giorno; giorno dopo giorno vivremo la stessa idea; giorno dopo giorno la stessa mentalità. E mentre i giorni passeranno, noi saremo sempre uguali, allo stesso punto di partenza. Perché ciò che noi cerchiamo davvero, è una realtà futura, la realtà “altra”, che soddisfi in pieno la possibilità di essere noi stessi.
Non ci sono abbastanza colori nell’iride per soddisfare la creatività del nostro animo e la fantasia della nostra mente. Non c’è tramonto che basti a saziare la nostra fame di infinito; non c’è alba che basti a saziare la nostra sete di speranza nel ricominciare. Perché, fratelli, noi cerchiamo il Tramonto senza notte e l’Alba senza tramonto. Cerchiamo il Giorno senza fine.
Non ci sono sentimenti ed emozioni a sufficienza per sentirci vivi. Oggi li viviamo e ci riempiono, ma domani ne avremo ancora fame. E rischieremo di attaccarci a loro, di produrli, di crearli. Perché noi cerchiamo l’Emozione senza fine; la Pienezza senza vuoto.
Non ci sono abbastanza miracoli per convincere la nostra anima a fidarsi di Dio. Intorno a noi mille miracoli avvengono in ogni momento, ma se i nostri occhi sono chiusi, se noi abbiamo già deciso cosa deve essere miracolo e cosa no, dove vederlo e dove no, allora nessun miracolo si avvererà mai per noi, e nel miracolo della vita cercheremo continuamente “altri” miracoli. Perché ciò che noi cerchiamo è il Miracolo, l’unico grande miracolo che è la Vita.
Non ci sono abbastanza carezze, né abbracci, che possano riempire la nostra fame d’amore. Ne abbiamo bisogno; lo desideriamo con tutto il nostro essere, con tutto il nostro corpo e con tutto noi stessi. Ne abbiamo paura, ma ne siamo attratti. Vorremmo non averne bisogno, vorremmo essere superiori a certe “debolezze”, non mostrarci vulnerabili e, invece, è proprio ciò che cerchiamo di più. Ma per quante carezze, per quante effusioni d’amore avremo non ci basteranno mai perché noi cerchiamo l’Amore.
Non ci sono abbastanza figli per non morire mai, per prolungare la nostra esistenza all’infinito. I figli prolungano sì la nostra vita, ci garantiscono una discendenza, la continuità del nostro nome e della nostra vita; ma anche loro passeranno. Anche loro prima o poi lasceranno questa terra. Essi non ci bastano, perché ciò che noi cerchiamo veramente è la Discendenza senza termine, il Divenire senza invecchiare, il Generare senza morire.
Non ci saranno mai abbastanza risposte per non porci nuove domande. Ogni risposta ci appaga, ma ci crea una nuova ricerca, una nuova fame, un nuovo viaggio, un nuovo cammino. Non possiamo non cercare risposte, anche se contemporaneamente altre e più profonde domande si abbattono su di noi. Perché ciò che noi cerchiamo è la Verità.
Non ci sono amuleti, statue, regole, non ci sono maghi, guru o maestri che possano riempire la nostra angoscia e la nostra paura della vita. Per quanto ci attacchiamo o paghiamo, non ci sarà mai nulla, nessuna formula magica, che dissolverà i nostri fantasmi interiori: se non la Fede, la Fiducia. Perché il nostro bisogno è di entrare in contatto con la Fiducia senza sfiducia.
Non basta essere obbedienti, ligi alle regole, per sentirci accolti e approvati. Ci possiamo inchinare a tutte le imposizioni, a tutte le leggi fino ad annullarci, ma non basta per essere valorizzati, per essere accettati. Possiamo sacrificare tutta la nostra vita per una persona, annullare la nostra coscienza e la nostra sensibilità, pur di essere ammessi nel branco o nell’elite della società, o semplicemente per essere considerati; ma anche questo non basta per sentirci accolti. Del resto, quando abbiamo rinunciato a noi stessi, al nostro credo, alla nostra fede, che ce ne facciamo dell’accettazione degli altri? Ciò che noi cerchiamo veramente è che le grandi braccia della Vita vera ci accolgano incondizionatamente.
Non ci sono abbastanza lacrime per piangere il nostro dolore. Non ci sono abbastanza lacrime per piangere il dolore innocente, le ingiustizie, gli stermini e le brutalità dell’uomo. Perché ciò che noi cerchiamo è la Pace, l’unica pace, che sia in grado di placare le onde tempestose del pianto.
Non ci sono abbastanza preghiere per vincere la paura di morire, di lasciare questa terra. Non ci sarà mai abbastanza fede per non sentire la lacerazione del distacco da questa vita, per non aver paura del grande salto, per non piangere chi si lascia, per non aver paura del futuro. Perché ciò che noi cerchiamo è Dio. Dio, Dio solo; solo Lui.
Allora, fratelli miei, non sostituiamo mai ciò che “cerchiamo” con ciò che “abbiamo”.
Ciò che abbiamo non ci basterà mai. Ciò che possediamo non ci basterà mai, non ci sazierà mai. Perché noi tutti cerchiamo qualcosa che non si può trovare qui, qualcosa che non si può comprare, qualcosa che non possiamo ricevere in questa vita.
Viviamo, dunque, e assaporiamo il pane di oggi, quello del nostro quotidiano; sapendo però che già domani avremo nuovamente fame, avremo bisogno di altro pane; perché noi abbiamo fame di un Pane che sazia per sempre. Assaporiamo pure il pane dell’oggi, ma non attacchiamoci ad esso. Non ci basta. Nulla di ciò che è terreno può saziare la nostra fame. Non trasformiamo mai in “assoluto” ciò che è terreno, perché tutto ciò che è terreno è solo transitorio, è “relativo”. Viviamo pure intensamente, con tutta la fiducia che possiamo, con tutta l’apertura d’animo e l’amore che ci è possibile, questa nostra vita e questa nostra realtà; sapendo però che sono destinate a passare. Siamo qui solo di passaggio. Non siamo eterni. Siamo “relativi”, siamo in “relazione” a qualcun Altro. Siamo anche noi un pane quotidiano, un pane di oggi: e anche noi passeremo.
«Io sono il Pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». Solo Lui è il Tutto. Lui è ciò che diviene ma non passa. Lui è ciò che sfama e sazia. Lui è ciò che cerchiamo; Lui è ciò che desideriamo; Lui è la meta di tutti i nostri desideri e di tutte le nostre strade. Dietro ad ogni amore, c’è l’Amore. Dietro ad ogni strada, c’è la Strada; dietro ad ogni verità, c’è la Verità. Dietro ad ogni illuminazione, c’è la Luce. Dietro ad ogni amico, c’è l’Amico. Dietro ad ogni padre, c’è il Padre. Dietro ad ogni madre, c’è la Madre.
Tutto passa, fratelli, Lui solo resta. I grandi uomini della storia? Sono passati! La gloria? La meschinità? La gioia? Il dolore? Tutto passa. Gli amici? I nemici? Il partner? I figli? Tutto passa. Sono passati miliardi di uomini sulla terra. Sono passati animali, piante, fiori, molecole, cellule… Appunto, “sono passati”!
C’è qualcosa che resta? C’è qualcosa che rimane? C’è qualcosa che non passa? C’è qualcosa che sfama? C’è qualcosa a cui attaccarci? C’è qualcosa che vive oltre la vita? Tutto è relativo o c’è qualcosa che è assoluto?
«Io sono il Pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». Tutto passa, dunque; niente riempie per sempre. Ciò che passa, non basta. Ciò che non è Dio, passa, non basta. Dio solo rimane. Sempre. Fratelli, che Lui solo ci basti! Amen.

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