martedì 14 agosto 2012

15 agosto 2012 - Assunzione in cielo di Maria SS.ma

Il significato del dogma
Il dogma dell'Assunzione di Maria Santissima al cielo, è stato definito da Papa Pio XII il 1º novembre 1950, al termine di un anno santo che concludeva un periodo, durato circa un secolo, di straordinario fervore devozionale verso la Vergine Maria, anche a motivo delle apparizioni di Lourdes e di Fatima.
Il testo suona così:
«L'Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (DS 3903).
La verità definita riguarda soltanto lo stato glorioso raggiunto dalla Vergine, ma non dice nulla circa il modo in cui Maria vi giunse, se cioè passando attraverso la morte e la risurrezione, oppure no.
La gloria celeste di cui si parla qui, è lo stato di beatitudine nel quale si trova attualmente il corpo santissimo di Gesù Cristo; stato, al quale giungeranno tutti gli eletti alla fine del mondo.
Il privilegio dell'Assunzione concesso a Maria consiste pertanto nel dono dell'anticipata glorificazione integrale del suo essere, anima e corpo, a somiglianza di Gesù suo Figlio.
L’espressione «assunta alla gloria celeste» non vuol dire di per sé una traslazione locale del corpo della Vergine dalla terra al cielo, ma il passaggio dalla condizione dell'esistenza terrena alla condizione dell'esistenza propria della beatitudine celeste.
Il magistero della Chiesa e i teologi, però, sono comunemente concordi nell’ammettere che il «cielo» non significhi soltanto uno stato, ma anche un «luogo»: il luogo dove si trova appunto Cristo risorto e glorioso, in anima e corpo, e dove si trova Maria accanto a Lui.
Precisare ulteriormente dove si trovi, e in quale ordine di rapporti sia con il nostro universo visibile, è assolutamente impossibile.
La Costituzione Munificentissimus Deus che accompagna la definizione dogmatica sviluppa la prova del dogma in tre tempi:
·        innanzitutto porta come argomento fondamentale, e per se stesso pienamente sufficiente, l’unanime consenso dell'Episcopato (diversamente da quanto si era verificato circa un secolo prima in occasione della definizione del dogma dell'Immacolata); il Magistero ordinario e universale della Chiesa, infatti, essendo infallibile nell'insegnare la verità rivelata non in virtù di ricerche o conoscenze naturali, ma per l'assistenza dello Spirito Santo, garantisce l'origine rivelata di ciò che insegna in modo unanime, a prescindere dalle prove positive o speculative che possano venir portate per il suo insegnamento.
·        offre poi un breve excursus storico sul modo in cui la fede nell'Assunzione di Maria si è affermata, sviluppata, giustificata e imposta nella Chiesa, fino a diventare una verità universalmente creduta;
·        infine indica quali sono i fondamenti rivelati di questa fede nell’intima connessione di Maria con Cristo come ci è insegnata dalla Scrittura.
Per quanto riguarda lo sviluppo storico della dottrina dell'Assunzione, la prima testimonianza sulla fine di Maria, è di Epifanio († 403), nato e vissuto nella Giudea e morto vescovo di Salamina.
Nel suo Panàrion egli si propone per ben tre volte il quesito circa la fine di Maria: e come risposta, enuncia tre ipotesi possibili,  sostenute allora anche da diversi autori:
Maria non è morta, ma è stata trasferita da Dio in un luogo migliore;
Maria è morta martire;
Maria è morta di morte naturale.
Egli non sa scegliere con sicurezza fra le tre ipotesi, poiché «nessuno ha conosciuto la sua fine», ma pensa che in ogni modo la fine di Maria, deve essere stata «gloriosa», degna di lei.
Una testimonianza, questa, che ci rivela come nella Chiesa, alla fine del V secolo, non esistesse alcuna tradizione precisa, né di carattere storico, né di carattere dogmatico, circa la fine di Maria.
Dopo Epifanio i primi testimoni sono gli apocrifi. Quelli conosciuti sono circa una ventina; hanno origini diverse e appartengono a famiglie diverse: i più antichi sembrano quelli siri ed egiziani e quelli di una famiglia greca. Non ci si può attendere nulla di sicuro da essi dal punto di vista storico; rappresentano invece chiaramente la reazione della fede popolare nei secoli V e VI alla domanda circa la fine di Maria.
Pensiero comune a tutti gli apocrifi è che il corpo di Maria non poteva in alcun modo essere soggetto alla corruzione del sepolcro; circa la sua condizione attuale non sono invece concordi: per alcuni esso giacerebbe incorrotto nel paradiso terrestre in attesa della risurrezione finale; per altri, e sembrano essere gli apocrifi più recenti, Maria è già risorta ed è stata assunta alla gloria celeste accanto al Figlio.
Un'evoluzione analoga viene documentata dai testi liturgici.
Le origini della festa dell'Assunzione non sono state ancora completamente chiarite. I primi indizi di una festa del transito di Maria (Dormitio Mariae, dormizione) li troviamo in Oriente, tra il 540 e il 570, come risulta dal racconto dei pellegrini che hanno visitato Gerusalemme in quegli anni. Poco dopo, verso il 600, un editto dell'imperatore Maurizio estende già la festa a tutte le regioni dell'impero, fissandola al 15 agosto.
In Occidente appaiono i primi segni di una festa «in memoria» della Vergine, nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di «Depositio Sanctae Mariae». A Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, assieme alle altre feste mariane: la Purificazione, l'Annunciazione e la Natività: diviene subito la più importante di tutte e presenta, fin dalle origini, il nome e il significato attuali. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l'Occidente, anche alla Gallia, precisando il contenuto e modificando la data della festa dal 18 gennaio al 15 agosto. Le origini e lo sviluppo della festa, come pure l'esame accurato delle testimonianze liturgiche, manifestano inoltre lo sviluppo della dottrina: al principio l'oggetto del culto era il «transitus», il passaggio di Maria da questa vita terrena a quella celeste; solo più tardi sarà l'Assunzione, come appare negli scritti dei quattro maggiori testimoni del secolo VIII: Germano di Costantinopoli († 733), Andrea di Creta († 740), Giovanni Damasceno († 749), e, infine, l'autore di un panegirico sulla festa dell'Assunzione, già attribuito al vescovo di Gerusalemme Modesto († 634), ma certamente posteriore.
In Occidente lo sviluppo dottrinale fu più lento che in Oriente.
Nel 1854 nel richiedere a Papa Pio IX la definizione dell'Immacolata, alcuni vescovi espressero il desiderio che venisse definita insieme anche l'Assunzione; un desiderio e una proposta che più tardi molti Padri del Concilio Vaticano I del 1869 faranno propria.
Nasce così il «movimento assunzionista», che si va estendendo fino alla pubblicazione degli atti relativi nel 1944; i lavori delle varie correnti teologiche si concludono definitivamente il 14 agosto 1950 data in cui il Papa annuncia pubblicamente che la definizione sarebbe stata imminente: esattamente il 1° novembre dello stesso anno.
Da questi brevi accenni storici sulla dottrina dell'Assunzione, risultano chiaramente due cose:
·        che non esisteva nella Chiesa primitiva una tradizione di origine apostolica esplicita, né scritta né orale, circa l'Assunzione di Maria;
·        che la dottrina si è formata a poco a poco come frutto di una riflessione amorosa della fede cristiana intorno alla dignità della Madre di Dio, alla sua intima unione spirituale e fisica con il Figlio, alla sua posizione del tutto singolare nell'economia divina della Redenzione.
Poiché la Chiesa, però, non può insegnare come rivelata una dottrina che non sia realmente rivelata, sorge il problema: come e dove è stata rivelata la dottrina dell'Assunzione?
E come la Chiesa, in mancanza di asserzioni esplicite della Scrittura e della Tradizione, ha potuto raggiungere la certezza dell'origine rivelata di una dottrina che ha la sua causa prossima nella riflessione umana?
La storia mette in luce chiaramente un fatto: la dottrina dell'Assunzione non si presenta come una dottrina isolata nel V secolo: essa fa parte di tutto un movimento dottrinale che precisa, a poco a poco, la posizione e i privilegi della Madre di Dio nell'economia della Redenzione, la sua santità perfetta, la sua posizione unica accanto al Figlio.
Alla base stanno la dottrina della Nuova-Eva, che risale sicuramente al II secolo (Giustino, Ireneo, Tertulliano) e che per la sua diffusione e i suoi caratteri appare d'origine apostolica; poi la verginità e la maternità divina. Maria è certamente anch'essa redenta da Cristo, ma è anche «accanto a Cristo» in un modo del tutto singolare; e per Lei le leggi ordinarie della Provvidenza, nel campo fisico (come nella generazione) e nell'ordine morale (riguardo al peccato) non valgono.
Ora, unendo queste idee fondamentali, la riflessione cristiana poteva ricavare due ulteriori conseguenze, che ne appaiono come lo sviluppo logico: per Maria, che è stata «accanto a Cristo» in modo così singolare, non valgono neppure le leggi ordinarie della trasmissione del peccato originale e della ritardata beatificazione integrale, in anima e corpo. Come immagine perfetta del Figlio anch'Essa ha 1) dovuto essere «immacolata», e 2) deve aver goduto di una piena glorificazione anticipata anche nel corpo.
La fede dei cristiani ha compiuto questo passaggio: dapprima in forma spontanea e intuitiva; poi, sotto la guida del Magistero e con il sostegno della riflessione teologica, in un modo sempre più chiaro e sicuro.
Non va dimenticato, inoltre, che la causa reale ultima dello sviluppo dogmatico è l'azione dello Spirito Santo, che illumina l'intelligenza della Chiesa, nei fedeli e nei Pastori, a comprendere il contenuto totale della Rivelazione: lo sviluppo di un dogma appartiene alla «sovra-conoscenza» che Dio dona alla Chiesa come e quando vuole (cfr. Ef 1,17-18).
A questo punto è compito della teologia, di fronte al dato rivelato, stabilire degli argomenti di convenienza, che permettano di collegare il dato stesso con le altre verità della fede, e di coglierne il significato profondo.
Eccone alcuni di questi motivi di convenienza.
A) ASSUNTA PERCHÉ IMMACOLATA
La Munificentissimus Deus afferma che vi è un nesso strettissimo fra la verità dell'Assunzione e quella dell'Immacolata Concezione. Infatti le parole rivolte da Dio ad Adamo dopo il peccato (Gn 3,19): «Tu sei polvere e in polvere ritornerai» indicano il castigo del peccato originale. Ora, la Vergine Maria fu esente dal peccato originale, quindi anche dal suo castigo.
Dall'effetto (l'Assunzione) si risalì alla causa (l'Immacolata) e dalla causa (l'Immacolata) si discese all'effetto (l'Assunzione). Di questo passaggio si hanno infatti nel corso della storia varie conferme, che crescono in modo impressionante nel medioevo e nel periodo moderno, fino a raggiungere quasi la forza di un plebiscito dopo la definizione del dogma dell'Immacolata. Nessuna meraviglia dunque se questo argomento viene autorevolmente accolto e ribadito nella Costituzione di Pio XII.
B) ASSUNTA PERCHÉ MADRE DI DIO
La maternità divina è un forte argomento di convenienza per la glorificazione immediata di Maria. Infatti il corpo di Maria è stato il tempio del corpo di Cristo, e quindi era necessario che sfuggisse alla corruzione del sepolcro. Si dice giustamente: “Caro Christi caro Mariae”, la carne di Cristo è la carne di Maria, e quindi era conveniente che la sorte toccata alla carne di Cristo toccasse anche alla carne di Maria, ossia che il corpo di Maria fosse glorificato come lo fu quello di Cristo.
C) ASSUNTA PERCHÉ SEMPRE VERGINE
Un argomento antichissimo, che prende rapidamente una sua forma chiara e incisiva.
La perfetta e perpetua verginità di Maria, professata sin dai primi secoli, veniva a collocare la Beata Vergine in una sfera superiore, cioè in uno stato di incorruttibilità.
Ella rimase miracolosamente incorrotta quando avrebbe dovuto corrompersi. Ora, come non vedere nella preservazione dalla corruzione del concepimento e del parto una specie di presagio della preservazione dalla corruzione della morte?
D) ASSUNTA PERCHÉ ASSOCIATA A CRISTO
Noi vediamo che la Madre è sempre strettamente associata al Figlio. Ella partecipa alle sue gioie e ai suoi dolori, per cui noi diciamo che se Gesù è «l'Uomo dei dolori», Maria è «la Donna dei dolori», e se il Figlio è Redentore, Maria è in un certo senso, Corredentrice.
Come Eva ha cooperato con Adamo nella rovina, così la Nuova Eva con il Nuovo Adamo ha cooperato nell'opera della riparazione.
Questa associazione si riscontra anche nell’Anno Liturgico, in cui alle principali feste del Signore corrispondono altrettante feste di Maria.
·        Al concepimento di Gesù il giorno dell'Annunciazione (25 marzo) corrisponde l'Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre).
·        Alla Natività di Gesù (25 dicembre) corrisponde la Natività di Maria (8 settembre).
·        Alla passione di Gesù, ricordata oltre che il Venerdì Santo anche nella festa della Santa Croce (14 settembre), fa immediatamente seguito la memoria dell'Addolorata (15 settembre).
·        Alla festa della glorificazione di Gesù, cioè alla festa dell'Ascensione, è giusto quindi che corrisponda la festa dell'Assunzione di Maria (15 agosto), e alla festa di Cristo Re (ultima domenica dell'anno liturgico) corrisponda la festa della Regalità di Maria, celebrata otto giorni dopo la sua Assunzione (22 agosto).
Ed è proprio su tutte queste ragioni che si appoggia il documento di Papa Pio XII:
·        Adamo ed Eva sono stati princìpi universali di morte soprannaturale, e conseguentemente anche di morte naturale (pena del peccato);
·        Cristo e Maria, il nuovo Adamo e la nuova Eva, sono stati invece princìpi di vita soprannaturale, e conseguentemente anche di vita naturale, ossia di vittoria sulla morte.
·        Perciò, mentre la prima Eva, associata al primo Adamo, è stata principio e causa della nostra morte, così la seconda Eva, associata al secondo Adamo e in dipendenza da lui, è stata principio e causa della nostra risurrezione alla vita.
·        Ora, chi è principio e causa della risurrezione non può essere soggetto al dominio della morte. Vi sarebbe una incompatibilità intrinseca.
E) ASSUNTA PER ESSERE PIENAMENTE NOSTRA MADRE E REGINA
Maria è stata «esaltata quale Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei dominanti»: è quanto ci dice la Lumen Gentium.
La regalità di Maria non va pertanto separata dalla sua intercessione materna. Maria è Regina perché è associata alla regalità di Cristo, e coopera con il Figlio nel procurare la salvezza delle anime. Possiamo dire che la sua è una regalità materna.
Ora, perché Maria Santissima possa pienamente esercitare questa sua regalità, che si estende a tutto l'universo, e la sua maternità verso di noi, alle quali è stata chiamata in quanto Madre del Redentore a Lui in tutto associata, è necessario che Ella sia nel possesso pieno della sua realtà umana: una realtà umana che si ha solo quando l'anima è unita al corpo. L'anima separata dal corpo, infatti, non può a rigore di termini neppure essere chiamata «persona», essendo solo una parte della natura umana.
Possiamo quindi dire che l'Assunzione corporea rende Maria Santissima più vicina a noi, in quanto grazie ad essa ella ci può aiutare nel modo migliore, ed esercitare in pienezza la sua maternità universale alla quale è stata chiamata secondo il piano divino.
La glorificazione di Maria non è quindi solo per lei, ma anche per noi. L'Assunzione, lungi dallo scavare un abisso tra Maria e gli altri uomini, la rende ad essi più vicina.
F) ASSUNTA PER ESSERE ICONA ESCATOLOGICA DELLA CHIESA
Che Maria sia modello e figura perfettissima della Chiesa è un pensiero che risale ai Santi Padri, soprattutto a S. Ambrogio. Ma perché potesse esserlo pienamente era necessario che venisse glorificata in anima e corpo, così da apparire come «la Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1), come ci viene presentata dalla liturgia nella festa dell'Assunzione.
«Così la Chiesa in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, e in lei contempla con gioia, come in un'immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere».
C’è infine la questione della morte di Maria
Pio XII, nella definizione dogmatica dell'Assunzione, ha deliberatamente evitato di pronunciarsi sulla questione se Maria sia prima morta, per poi risorgere, oppure sia stata assunta immediatamente senza passare attraverso la morte.
La questione è stata implicitamente demandata alle discussioni teologiche successive.
L'argomento più forte di quelli che sostengono la morte di Maria, i «mortalisti», sembra essere quello che la Beata Vergine doveva essere configurata a Cristo nella sua morte e risurrezione, per poter essere così il modello universale dei redenti. «Ma si domanda il Laurentin fautore della tesi «immortalista» non le era sufficiente essere configurata a Cristo sul Calvario, quando "una spada" di dolore "trapassò la sua anima" (Lc 2,35), quando "morì in ispirito" con Cristo, secondo un'espressione tradizionale che risale ad Arnaldo di Chartres (XII secolo)?». Tanto più che Maria, la prima dei redenti, è configurata più alla Chiesa che a Cristo. Ora, la Chiesa passerà alla vita eterna senza passare attraverso la morte (cfr. 1Ts 4,17; 1Cor 15,51; 2Cor 5,2-4).
Un altro argomento dei «mortalisti» è che Maria ha assunto le pene del peccato (tra cui la morte) per cooperare più efficacemente alla redenzione. Ma, ribattono gli immortalisti, non possiamo dimenticare che Maria Santissima è stata esente dalle principali pene inflitte a Eva (concupiscenza, sottomissione alla libido, cfr. Gn 3,16, dolori del parto).
L'immortalità completerebbe armoniosamente questa serie di esenzioni.
Ma, a mio parere, l'argomento più forte degli «immortalisti» sta nell'esame del concetto di corruzione. Abbiamo visto negli argomenti di convenienza a favore dell'Assunzione che il dato di fondo, presente sin dall'inizio, è che la sensibilità cristiana ha ritenuto inconciliabile la dignità di Maria, Immacolata, Madre di Dio, sempre Vergine, con la corruzione del sepolcro. Scrive Pio XII nella Munificentissimus Deus: «Bisognava che colei che aveva conservata intatta la sua verginità nel parto conservasse il suo corpo senza alcuna corruzione».
Senza alcuna corruzione! Ma la morte, cioè la separazione dell'anima dal corpo, è la corruzione fondamentale. Infatti il «cadavere» (così dobbiamo chiamarlo) è semplicemente un insieme di sostanze organiche senza più alcuna relazione reale con l'anima. Non è più un corpo «umano». Che poi sopravvenga anche una disgregazione esterna, con il fenomeno della putrefazione, è del tutto secondario dal punto di vista filosofico.
Ora viene spontaneo chiedersi: se Dio ha conservato miracolosamente illesa la verginità del corpo di Maria, preservandolo dalla corruzione del parto, perché non avrebbe dovuto preservarlo anche da questa ben più grave corruzione?
Può però a questo punto sorgere una difficoltà: anche il corpo di Gesù è stato soggetto a questa corruzione, poiché Gesù è veramente morto. Senza dubbio, ma vi è una differenza sostanziale: il corpo morto di Gesù è infatti rimasto unito al Verbo, e ha continuato a esistere dell'esistenza del Verbo; quindi non si può dire che fosse «un'altra realtà» rispetto al corpo vivo.
Nel caso di Maria, invece, il suo corpo morto sarebbe stato un'altra realtà, anche se secondo l'esperienza sensibile rimaneva «incorrotto».
Scrive sempre il Laurentin: «Il cadavere della Vergine, se essa morì, perse la sua identità. Divenne puramente e semplicemente altro, estraneo alla persona di Maria. Fece ritorno alla pura molteplicità del ciclo della natura. Niente legava più alla Madre di Dio il residuo di questo corpo che aveva generato il Figlio di Dio, e il fondamento della maternità divina si trovava momentaneamente alterato».
In ogni caso, al di là di ogni convincimento, dobbiamo affrontare queste questioni con grande modestia e umiltà. La morte di Maria, la “dormitio Mariae”, è senza dubbio verosimile; verosimiglianza resa rispettabile dall'ondata di autori che l'hanno accettata.
Personalmente mi piace molto la tesi della traduzione letterale del termine “dormitio”: Maria si sarebbe “addormentata” e durante il riposo il suo corpo sarebbe stato assunto in cielo.
Comunque si è in diritto di pensare, con Epifanio, che la fine di Maria resta e resterà un mistero: un mistero, nascosto in Dio, che noi dobbiamo rassegnarci a ignorare quaggiù.
San Bernardo non aveva dubbi: “De Maria numquam satis” di Maria non si dirà mai abbastanza. Perché? Perché chi loda Maria, chi prega Maria, chi medita Maria, loda, prega, medita Gesù stesso.
Maria ha raggiunto il motivo per cui l’uomo è stato creato: dare gloria a Dio in eterno, in un modo completo. Noi pensiamo che “dare gloria a Dio” voglia dire abbassare la testa di fronte a lui, ringraziarlo dei doni ricevuti, offrirgli la nostra sofferenza.
Sì, è tutto questo, ma non è soltanto questo.
Dobbiamo essere sempre pronti a fare la volontà di Dio.
Che Dio ci utilizzi per cose piccole o grandi, dipende da Dio, non da noi.
Da noi dipende invece saper dire come ha detto Maria: "Eccomi!".
Disponibilità totale.
Siamo capaci di fare questo?
La Madonna ci ha lasciato il suo esempio e il suo messaggio: è stata la mamma per eccellenza, la servitrice sollecita, la cristiana perfetta.
Tocca a noi, ora, seguire il suo esempio!
Leggere il vangelo è importante, ma poi è molto più importante fare in modo che il vangelo sia vissuto nella nostra vita di famiglia, nel nostro lavoro, nelle nostre relazioni personali con gli altri, sia vissuto anche nei nostri pensieri, nei nostri progetti.
Certo qualche volta ci troviamo sotto la croce insieme a Maria e ci sembra di morire dal dolore: "… perché mio figlio?… perché i miei parenti?… perché io?… perché devo essere trattato a questo modo?"
Fiat voluntas tua! "Signore, sia fatta la tua volontà".
Mentre stiamo vivendo questo tempo, dobbiamo avere sempre presente il punto d’arrivo: la nostra unione gloriosa con Lui. Maria è stata glorificata proprio perché ha saputo dire "Eccomi". Un “Eccomi!” realizzato sotto la croce, concretizzato fino al termine della sua missione.
Concludo: sulla porta di un’officina mi è capitato di leggere un cartello con la scritta a grandi caratteri: “Chiuso per troppo lavoro”. E più sotto in piccolo: “In caso di urgenza pregasi chiamare la signora di sopra: se non sente, urlate!”.
Bene: anche noi abbiamo la nostra "Signora di sopra".
Per i casi urgenti, non temiamo: raccogliamoci un momento, pensiamo a lei, urliamo con fiducia la nostra preghiera: e allora, vi assicuro amici cari: allora vedrete che
Lei che ha camminato, vegliato, vigilato e sofferto con la Chiesa nascente,
Lei così discreta, premurosa  e così femminile,
Lei così forte e dolce,
Lei così mamma che ha cresciuto il bimbo Gesù perché crescesse anche in noi…
ebbene, lei, la Signora di sopra, non tarderà a risponderci… Amen.

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