mercoledì 23 febbraio 2011

27 Febbraio 2011 – VIII Domenica del Tempo Ordinario

« Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete… non preoccupatevi del domani…».
“Disfattista”. Ecco cosa direbbe un convinto sindacalista moderno di fronte alla logica del Vangelo di oggi. “Come si fa a campare così? Dove andrebbe a finire l’industria, il commercio, il prodotto interno lordo, e via dicendo, se tutti la pensassero così? Hai voglia a guardare gli uccelli, i fiori dei campi e quant’altro: qui, se non ti dai da fare, se non ti preoccupi, non arrivi a mangiare. Altro che i passeri!” Eh sì, fratelli: questa è la mentalità dominante: questa è la legge che fa girare il mondo; «di queste cose vanno in cerca i pagani» ribatte Gesù. E come al solito non gli si può dar torto.
Del resto che fa la nostra società tutti i sacrosanti giorni? Guardiamoci un po’ intorno: un attivismo frenetico la domina incondizionatamente, spingendola su due fronti diametralmente opposti: alcuni vivono l’oggi in modo sregolato, cercando di cogliere al volo l’attimo fuggente, approfittando di tutte le occasioni – lecite o non lecite non importa – purché assicurino piacere, soddisfazione, senso di appagamento; altri invece investono tutte le loro risorse proiettati solo nel domani, vivendo quotidianamente in un crescente affanno per assicurarsi benessere, prosperità, ricchezza, incapaci di porre limiti alla loro fame di potere.
Gli uni e gli altri, a ben vedere, ci fanno pena: la voracità del piacere li schiavizza entrambi; entrambi calpestano il presente, l’oggi, tormentati dall’inquietudine per un ipotetico domani: illusi! Ma chi vi assicura di arrivare a quel domani?
Un atteggiamento questo che, in verità, non deve proprio essere una esclusiva del nostro tempo, se già più di duemila anni fa Gesù ne denunciava l'assurdità, invitando piuttosto a confidare nella Provvidenza, ad avere fiducia in Dio che conosce bene “quello di cui abbiamo bisogno”: il che, guardate, non significa vivere da incoscienti, senza far nulla, aspettando la manna dal cielo; significa invece non dare alle cose materiali un'importanza maggiore di quella che dovrebbero avere, non vivere nell’ansia continua per quanto si teme possa accadere in futuro. Questo è da gente senza fede.
Al contrario «cercate – prima di tutto – il regno di Dio e la sua giustizia»; cercate cioè quello che è giusto davanti a Dio: il resto verrà da sé. Dio è un Padre che non abbandona, che non può trascurare chi si ricorda di essere suo figlio. «Non preoccupatevi del domani; a ciascun giorno basta la sua pena». In questo sta la saggezza cristiana.
"Guardate, osservate" insiste Gesù. Una raccomandazione che coglie nel segno, che vale proprio per noi. Noi infatti non siamo più capaci di osservare; non siamo più capaci di riempirci gli occhi dell’altro mondo, di ciò che ci circonda. Passiamo davanti ad universi di bellezza ogni giorno, e noi nulla: non alziamo neppure lo sguardo. Ininterrottamente presi dai nostri affanni, dalle nostre fatiche, dalle nostre rinunce, dai nostri progetti e soprattutto dalle nostre manie.
Osserviamo invece la vita, fratelli; guardiamoci intorno, osserviamo la natura... C'è un universo di bellezza, un oceano di meraviglie nel quale tuffarci.
E Gesù lo sa bene: non si inventa nulla di strano per rassicurarci, per lanciarci dei messaggi. Non passava certo ore e ore della notte per scoprire qualcosa di nuovo da raccontarci! Preferiva camminare, osservare, guardare: la donna che impasta il pane con una misura di lievito, la bellezza della luce, il semplice e forte sapore del sale, il male provocato da uno schiaffo, il chicco di grano che marcisce nella terra, il sole che sorge sui buoni e sui cattivi, la pioggia che cade, una donna che piange, un uomo che prega nascosto in una stanza, e un altro ritto come in una piazza.
«Guardate gli uccelli del cielo e i gigli del campo! Non vi rendete conto di quanto valete? Non preoccupatevi di quello che mangerete, di quello che berrete e del vostro vestito».
Attenzione però: le parole di Gesù, lo ripeto, non sono un invito alla pigrizia, non sono un insulto a quei poveri che lui ha ben presenti, che gli sono sempre davanti, per i quali non preoccuparsi del cibo oggi, significa non mangiare domani. Non sono parole, le sue, che invitano ad una filosofia di vita apatica, indifferente, insensibile, stoicista! Non confondiamo. Gesù conosce bene la vita. Conosce bene la tentazione per l'uomo di affannarsi, di agitarsi convulsamente per qualunque cosa i suoi occhi la vedano “buona”! Fino al punto di perdere la bellezza della vita stessa.
Non è così fratelli? Non rischiamo anche noi tante volte, volendo capire tutto della vita, col finire di non capirci nulla? È vero: l'affanno procura tesori, ma i tesori procurano affanno; e diventiamo cani che si mordono la coda; più ci affanniamo e ci preoccupiamo e più ci allontaniamo dalla possibilità di vivere la vita, più ci facciamo condizionare da essa; più ci allontaniamo dal vivere le possibilità che il tempo ci dona, e più ci lasciamo travolgere dalla velocità degli eventi stessi. Vorremmo essere al sicuro, possedere la sicurezza della vita, vorremmo avere tutto in mano. Anche il domani. E invece Gesù sa che il domani è nelle mani di Dio, che il tempo è nelle sue mani e nella misura in cui vogliamo possederlo, proprio allora esso ci sfugge di mano.
E allora, fratelli, accogliamo con tutta semplicità l’oggi che ci è dato di vivere; e mettiamo il domani nelle mani di Dio. Accogliamo in questo modo il messaggio di Gesù, accogliamo il suo Vangelo!
Chi, come noi, ha riconosciuto Gesù quando è passato lungo la propria vita, e ha abbandonato la barca degli affanni materiali per seguirlo, è veramente libero: è libero di darsi da fare, di appassionarsi per la propria vita, per la vita dei fratelli; ma con l’operosità lieta di chi sa che la vita è veramente un dono di Dio. Un dono che ci supera. Che ci sovrabbonda.
Gesù ci chiama a vivere nella libertà, ci vuole uomini e donne libere, non schiavi dell'ansia, dello stress o dell'affanno, non schiavi delle nostre paure: paura del giudizio degli altri, paura di chi ci vive accanto, paura di morire, paura del domani, paura di ingrassare, paura di non essere alla moda... Non dobbiamo vivere sempre sotto la minaccia di noi stessi; le paure sono anzitutto dentro di noi: Martin Luther King al termine di un suo discorso disse: "La paura ha bussato alla mia porta; l'amore e la fede hanno risposto; e quando ho aperto, fuori non c'era nessuno." Amore e fede annientano qualunque ansia, qualunque paura.
«Non vi affannate... non vi affannate»: per ben cinque volte in pochi versetti Gesù ci ripete questa raccomandazione. Si, perché noi già viviamo con tante, con troppe cose: abbiamo gli armadi pieni, le dispense colme, eppure viviamo sempre nell’affanno, preoccupati del domani. L'ansia ci fa accumulare cose inutili, e più accumuliamo, più sentiamo il bisogno di avere. Gesù invece ci invita a chiedere solo il pane per l'oggi: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Non ci dice di chiederlo in anticipo anche per domani. No, solo per oggi.
«Cercate – ci dice ancora – cercate il regno di Dio». In altre parole, “cercate prima di tutto di vivere con amore, cercate di avere l'amore tra voi, cercate di essere fratelli, cercate di volervi bene, cercate chi ha più bisogno di voi, cercate l'accordo, cercate la mia Presenza. Cercate prima di tutto queste cose: questo è l'importante: tutto il resto vi verrà dato in aggiunta”. È infatti l'amore, il cercare di far felice l'altro, l'antidoto all'ansia, al nostro affanno quotidiano.
Questo deve essere, fratelli, il nostro “cercare” quotidiano. Ed è proprio in questo continuo “cercare”, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, vangelo dopo vangelo, che noi intuiamo e scopriamo il senso della vita. Cercare non significa capire tutto, ma essere pronti ogni giorno a imparare. Imparare a vivere. Imparare ad amare. Il senso della vita, infatti, è nelle pieghe stesse del nostro vivere: usciamo di casa ogni mattina, fratelli, e osserviamo, guardiamo, camminiamo, apriamo gli occhi e spalanchiamo il cuore.
E impariamo. Impariamo che la vita è un dono, un tesoro, è oro puro. E respiriamo. Si, respiriamo questa vita, a pieni polmoni, respiriamo l’amore, respiriamo la fede, cantando con gioia a Dio. Amen.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo distacco, è stato molto utile e ha detto un sacco