giovedì 15 novembre 2007

18 Novembre 2007 - XXXIII Domenica del T.O.


Alzate lo sguardo.
«Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
A livello più profondo, dentro di noi, di fronte a tutti gli eventi negativi che succedono nel mondo, può emergere talvolta una domanda impertinente: e se ci fossimo davvero sbagliati? E se Dio si fosse sbagliato? E se la vita che viviamo fosse davvero un coacervo inestricabile di luce e di tenebre che mastica e tritura ogni emozione e ogni sogno? E se Dio avesse esagerato con l'idea della libertà degli uomini e del fatto che l'uomo può farcela da solo? E se tutto andasse in fumo? Non possiamo fidarci di nessuno?
No, dice Gesù, state sereni.
Non sono questi i segni della fine, come qualche predicatore catastrofico insiste nel dire.
Non sono questi i segnali di un mondo che precipita nel caos. Già il Signore ha dovuto confrontarsi con questa follia, in un mondo - il suo - ben più aggressivo del nostro.
"Nemmeno un capello del vostro capo perirà..."
E, sorridendo, ci dice: cambia il tuo sguardo.
Guarda alle cose positive, al tanto amore che l'umanità, nonostante tutto, riesce a produrre, allo stupore che suscita il Creato e che tutto ridimensiona, al Regno di Dio che avanza nei cuori, timido, discreto, pacifico, disarmato.
Guarda a te stesso, fratello mio, a quanto il Signore è riuscito a compiere in tutti gli anni della tua vita, nonostante tutto. A tutto l'amore che hai donato e ricevuto, nonostante tutto. Guarda a te e all'opera splendida di Dio, alla sua manifestazione solare, al bene e al bello che ha creato in te. Guarda a Lui e non ti scoraggiare.
Di più: la fatica può essere l'occasione di crescere, di credere. La fede si affina nella prova, diventa più trasparente, il tuo sguardo si rende più trasparente, diventi testimone di Dio quando ti giudicano, diventi santo davvero e non te ne accorgi, ti scopri credente.
Se il mondo ci critica e ci giudica, se ci attacca, non mettiamoci sulle difensive, non ragioniamo con la logica di questo mondo: affidiamoci allo Spirito.
Quando il mondo parla troppo della Chiesa, la Chiesa deve parlare maggiormente di Cristo!
È vero: queste cose non ci piacciono….
Preferiamo crogiolarci nelle nostre vere o presunte disgrazie, preferiamo lamentarci di tutto e di tutti, vivere nella rabbia cronica. Preferiamo cento volte lamentarci del mondo brutto, sporco e cattivo ed eventualmente costruirci una piccola setta cattolica molto devota in cui tra pochi ci troviamo bene, piuttosto che immergerci nella nostra comunità.
Preferiamo fare a modo nostro, non c’è dubbio!
Ma se proprio dobbiamo fare come vogliamo, allora, Signore, sii paziente e misericordioso con noi, libera il nostro cuore dal peso del peccato, dall'incoerenza profonda e dalla tendenza all'autolesionismo che ci contraddistinguono, e rendici liberi, leggeri, comunque in grado di guardare in alto e di volare da te, in attesa del tuo Regno.

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